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Consumi di pesce in calo nell’Unione Europea: cause, dati e prospettive

I dati del mercato ittico in Italia e in Europa evidenziati nel rapporto Eumofa: calano i consumi ma anche le importazioni.

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Il consumo di pesce nell’Unione Europea continua a calare, segnando una tendenza che coinvolge anche l’Italia. Nonostante un aumento della spesa delle famiglie per i prodotti ittici, pari a 62,3 miliardi di euro in tutta l’UE e quasi 13 miliardi in Italia nel 2023, il consumo domestico è diminuito del 5%. Questo andamento riflette un trend in corso da anni, con un calo del 14% nel 2022 rispetto al 2021 e un’ulteriore contrazione del 12% nel 2023. Il rapporto “Il mercato ittico dell’UE” di Eumofa (European Market Observatory for Fisheries and Aquaculture Products) attribuisce questa riduzione a fattori economici e geopolitici, tra cui l’aumento dell’inflazione che ha portato i prezzi al dettaglio ai livelli più alti d’Europa.

Riduzione delle importazioni e valorizzazione del pescato locale

Parallelamente al calo del consumo, anche il commercio di prodotti ittici ha registrato una contrazione. Nel 2023, il valore delle importazioni nell’UE è diminuito del 2%, mentre il volume è sceso del 4%, raggiungendo 5,9 milioni di tonnellate, un livello inferiore a quello pre-pandemia. Questo scenario sottolinea l’importanza di valorizzare il pescato locale, come evidenziato dalle marinerie italiane. Le cooperative e le imprese della pesca stanno puntando su prodotti di qualità, sostenibili e trasformati, per competere in un mercato sempre più esigente.

Differenze nei consumi tra i principali Paesi europei

Il rapporto Eumofa mette in luce significative differenze nei consumi di pesce tra i principali Paesi europei. In Italia, le famiglie dedicano al pesce circa un quarto della spesa destinata alla carne, mentre in Spagna la quota è del 31%. In Francia e Germania, invece, la spesa per il pesce è rispettivamente meno di un quinto e un settimo rispetto a quella per la carne. Questi dati riflettono abitudini di consumo influenzate non solo dal contesto economico, ma anche da tradizioni culinarie e culturali.

Crescita dell’acquacoltura e prospettive future

Un settore in controtendenza rispetto al calo generale è quello dell’acquacoltura. Nel 2022, il consumo di pesce d’allevamento ha raggiunto i 6,82 chilogrammi pro capite, il livello più alto del decennio. Al contrario, il consumo di prodotti ittici selvatici è sceso a 16,7 chilogrammi pro capite, il minimo degli ultimi dieci anni. Questo aumento riflette l’impegno delle imprese di acquacoltura nella produzione sostenibile e di alta qualità.

Promozione del consumo e il ruolo del Mediterraneo

Il rapporto sottolinea la necessità di promuovere un consumo più intelligente e diversificato di pesce, partendo dalle scuole e dalle mense collettive. Incentivare l’uso di specie locali meno conosciute, ma di elevata qualità organolettica, potrebbe contribuire a sostenere il settore. Inoltre, il valore politico ed economico della pesca nelle relazioni con i Paesi del Sud del Mediterraneo, evidenziato anche durante il G7 di Ortigia, rappresenta un ulteriore elemento di rilievo.

Verso un consumo consapevole e sostenibile

Il calo dei consumi di pesce nell’UE riflette l’attuale clima economico e le mutate abitudini alimentari, ma offre anche opportunità per valorizzare il pescato locale e promuovere un consumo più sostenibile. L’acquacoltura e le iniziative di sensibilizzazione possono giocare un ruolo chiave nel rilancio del settore, contribuendo a creare un equilibrio tra esigenze economiche, tutela ambientale e valorizzazione delle tradizioni culinarie.

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