Trend e notizie dal mondo della mixology nei media internazionali: dai timori (anche) degli americani per i possibili dazi di Trump sugli alcolici europei a due innovazioni che potrebbero rivoluzionare l’industria del settore, il gin creato con l’intelligenza artificiale e la lattina che si raffredda da sola senza elettricità.
La lattina che si raffredda da sola: un bartender batte Coca-Cola e Heineken
Dopo anni di tentativi (e investimenti milionari) infruttuosi da parte di colossi come Coca-Cola, Heineken o Carlsberg, un ex bartender londinese ha inventato la lattina autorefrigerante tanto agognata dall’industria del beverage. Lo annuncia The Drink Business: James Vyse, una carriera trascorsa a preparare cocktail in locali di lusso, frustrato dal fatto che i drink si scaldassero prima di essere terminati, ha deciso di lanciarsi nella sfida per la creazione di un involucro per bevande che potesse raffreddarsi da solo, per nulla scoraggiato dai precedenti esperimenti fallimentari delle grandi corporation.
Convinto che la risposta non risiedesse in laboratori da miliardi di dollari ma nella perseveranza, il bartender, senza alcuna formazione ingegneristica e lavorando nella sua camera da letto, ha iniziato a sperimentare prototipi su prototipi. E finalmente, dopo oltre 500 tentativi, ha realizzato una lattina in grado di rendere ghiacciato il contenuto in meno di due minuti, semplicemente premendo un tasto sul fondo. Il tutto senza bisogno di elettricità: la Cool Can, totalmente riciclabile, si basa su una tecnologia brevettata e sostenibile, che può essere applicata anche ad altri packaging per bevande come bottiglie, buste e cartoni.
Tra le prime ad avere espresso interesse per questa innovativa invenzione, proprio alcune delle multinazionali battute dal piccolo bartender: Coca-Cola, Suntory America e Carlsberg.
I dazi di Trump sugli alcolici Ue? “Devastanti” anche per gli Usa
All’indomani della minaccia del presidente Usa, Trump, di imporre dazi al 200% su vini e altre bevande alcoliche prodotti nell’Ue, come risposta ai dazi Ue al 50% sul whiskey americano (che a loro volta sono la risposta ai dazi Usa sull’alluminio europeo), i media internazionali fanno il conto dei possibili danni che potrebbero derivarne anche al mercato statunitense, oltre che ovviamente ai produttori del Vecchio continente. E il bilancio sarebbe decisamente negativo, a conferma del fatto che una guerra di dazi non porta benefici a nessuno.
Se Trump desse seguito alle minacce, le autorità comunitarie reagirebbero ovviamente con ulteriori dazi sui prodotti americani, in un’escalation che mette in allarme le aziende a stelle e strisce. Non solo: come riporta Food & Wine, Chris Swonger, presidente e Ceo del Distilled Spirits Council, associazione Usa di settore, sottolinea che i dazi sugli alcolici europei sarebbero “devastanti” anche per i rivenditori e i consumatori d’oltreoceano, sui cui si riverserebbero i maggiori costi dei prodotti d’importazione.
“Il settore degli alcolici Usa-Ue – ricorda Swonger – è un modello di commercio equo e reciproco, con dazi zero-per-zero dal 1997. L’industria degli alcolici degli Stati Uniti sostiene attività economiche per oltre 200 miliardi di dollari, 1,7 milioni di posti di lavoro tra produzione, distribuzione, ospitalità e vendita al dettaglio e l’acquisto di 2,8 miliardi di libbre (quasi 1,3 miliardi di chilogrammi, ndr) di cereali dagli agricoltori americani“. E conclude: “Esortiamo il presidente Trump a garantire un accordo sugli alcolici con l’Ue per riportarci a dazi zero-per-zero, che avvantaggiano l’industria dell’ospitalità e i distillatori artigianali statunitensi che esportano i loro prodotti. Vogliamo brindisi, non dazi”.
Foto di Nicole Cavazzuti
Dalla Spagna il gin creato con l’IA
Si chiama Aigin il primo gin creato con il contributo dell’intelligenza artificiale. Come si legge su The Spirits Business, lo ha lanciato la spagnola Beveland Distillers, che lo presenta come il risultato di un ambizioso progetto per “raggiungere nuovi livelli di efficienza e competitività”.
Lo sviluppo di Aigin è stato guidato da algoritmi in grado di analizzare oltre due milioni di combinazioni di ingredienti, tecniche di distillazione e metodi di macerazione. Nel mix di botaniche che compongono il profilo aromatico vi sono lavanda, ibisco e litchi.
Dovremo dunque abituarci a distillati (e cocktail) preparati da freddi algoritmi? Non ancora. Beveland sottolinea che, sebbene la tecnologia abbia contribuito alla creazione del nuovo gin, l’intelligenza artificiale da sola non basta: “La passione e l’esperienza del team della distilleria sono le vere forze trainanti di questo progetto”.
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