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Olio: UNIFOL, Un futuro tutto da riscrivere, dopo il terremoto climatico!

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Un futuro tutto da riscrivere, dopo il terremoto climatico! È quello che è emerso a Bitonto, nella stupenda cornice del Traetta, il teatro comunale della località olivicola, durante una tavola rotonda “Olio di oliva al cambio epocale” organizzata da Cibus, GDO News e Unifol, l’Unione italiana delle famiglie olearie, costituitasi da meno di due anni, per iniziativa di 11 aziende di famiglie italiane del settore olivicolo-oleario.

Vederci chiaro per decidere dove andare! È lo spirito con il quale Unifol ha deciso di chiamare in terra pugliese insegne come Coop, Conad, Vègè, Maiora, Megamark e Apulia, per confrontarsi e decodificare le recenti tendenze del mercato dell’olio di oliva, data l’importanza che le aziende associate stanno assegnando agli investimenti in campo in oliveti moderni e al controllo della qualità sensoriale dei propri extra vergini sugli scaffali, per il quale Unifol ha incaricato un ente di certificazione terzo.

La tavola rotonda è stata preceduta dagli interventi dell’Istituto Piepoli, Nielsen e Areté, che hanno presentato i risultati inediti di alcune recenti analisi di mercato.  Un quadro complesso, quello ritratto dagli Istituti di ricerca, con un consumatore disorientato, che in parte riduce i consumi – in maniera contenuta rispetto agli aumenti di prezzo – e in parte privilegia il prodotto italiano – anche per il ridotto differenziale di prezzo rispetto al comunitario.

La fotografia è quella di un mercato che è cresciuto nell’ultimo periodo, su base annua, del 27% in valore con una contrazione del 9,7% in volume, travolto da due anni consecutivi di siccità che hanno decimato le produzioni.  Un futuro incerto, ma al contempo stimolante e foriero di cambiamenti è la conclusione a cui sono pervenuti l’Interprofessione spagnola in collegamento da Madrid e le aziende di marca presenti alla tavola rotonda in rappresentanza di Unifol.

Troppe le variabili in campo per tratteggiare un quadro previsionale: dall’avvento delle nuove generazioni, sempre più abili e rapide nell’acquisire informazioni, approfondire e comparare prodotti e più recettive alle innovazioni che alla tradizione, all’invecchiamento della popolazione, dalla crescita dei nuclei familiari monocomponenti, alle migrazioni e alle contaminazioni culturali.

Una certezza è emersa dai dati snocciolati dagli Istituti. Il consumatore non ha abbandonato l’extra vergine quando il prezzo è raddoppiato, piuttosto ha preferito ridurne il consumo e differenziarne l’impiego. Le catene stesse hanno sottolineato di avere ben chiaro che il consumatore non è più quello che in passato si rifugiava nell’oliva quando il prezzo dell’extravergine aumentava oltre misura.

Il consumatore è più consapevole del valore dell’extra vergine rispetto al passato, ma non a sufficienza per orientarsi e riallocare i propri consumi nel mare magnum della categoria.

Oggi che ci si è spinti oltre limiti di prezzo inimmaginabili e che lo tsunami è sotto controllo, abbiamo l’occasione di imprimere un cambio di marcia, dove la categoria extra vergine, inflazionata da prodotti così diversi per costi di produzione, proprietà nutrizionali e sensoriali, torni ad essere più autentica, leggibile e trasparente e riconosca dignità e identità a prodotti che oggi sono solo vicini di casa.

La distribuzione presente a Bitonto ha lanciato un messaggio tra le righe: ben venga quel cambio epocale che tutti auspichiamo, che tradotto significa più margini, più valore e meno promozioni, ma non senza un’iniziativa da protagonista da parte di una filiera, con una visione organica.

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