Torino celebra un importante passo avanti per il suo dolce simbolo: il giandujotto ha finalmente un disciplinare che lo porterà a ottenere l’Indicazione Geografica Protetta (IGP). Come si può leggere sul Corriere Torino, il documento, composto da otto articoli e sei pagine dense di specifiche, è stato presentato in una riunione pubblica all’hotel Best Western Luxor di corso Stati Uniti, alla presenza di numerosi esponenti del settore.
Un riconoscimento che valorizza il territorio
Il disciplinare definisce chiaramente le caratteristiche che il vero giandujotto dovrà possedere per ottenere l’IGP. Tra queste, l’uso esclusivo di nocciole piemontesi e la tipica forma a prisma triangolare, simbolo inconfondibile di questa prelibatezza torinese. La tutela del giandujotto non è solo una questione di gusto, ma anche di protezione e valorizzazione del patrimonio dolciario locale, con ricadute economiche e turistiche significative.
Alla presentazione erano presenti figure di spicco del mondo istituzionale e gastronomico, tra cui il presidente della Regione Piemonte, Alberto Cirio, l’assessore al Commercio del Comune di Torino, Paolo Chiavarino, e la vicepresidente di Anci Piemonte, Sonia Cambursano. A loro si sono aggiunti nomi illustri del settore enogastronomico, come Andrea Illy e Roberto Bava del Consorzio di tutela del Vermouth di Torino IGP, oltre a rappresentanti dei consorzi di Barolo e Barbaresco e della Camera di Commercio.
Il caso Caffarel e il cammino verso l’IGP
Nonostante l’entusiasmo generale, non sono mancate le precisazioni. La storica ditta Caffarel, nota per aver prodotto il primo giandujotto nel 1865, secondo quanto riportato da ha dichiarato di non opporsi alla certificazione IGP, ma ha anche sottolineato che il proprio marchio è registrato fin dal 1972. Un dettaglio che potrebbe influenzare il futuro commerciale del prodotto e aprire nuove discussioni nel settore.
Ora, il disciplinare dovrà affrontare il lungo iter burocratico a Bruxelles, dove sarà sottoposto a ulteriori controlli prima di ottenere il riconoscimento ufficiale. Un percorso che potrebbe richiedere mesi, se non anni, ma che pone comunque le basi per una tutela solida del giandujotto, garantendo al consumatore un prodotto autentico e legato alle sue radici piemontesi.
L’IGP del giandujotto rappresenta un traguardo fondamentale per la tradizione dolciaria italiana e per la città di Torino, che continua a rafforzare il proprio ruolo di capitale del cioccolato.
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