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Global mixology: rinasce il whisky inglese, bottiglie di carta per gli alcolici, i 50 Best Bars americani

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Rinasce la tradizione del whisky inglese dopo un secolo di oblio: ecco i nuovi marchi da tenere d’occhio. Il vetro? Sostenibile ma non troppo: il futuro delle bottiglie per gli alcolici potrebbe essere di carta. 50 Best Bars, in America  Le notizie della settimana su cocktail e distillati dai media internazionali.

La rinascita del whisky inglese

Un tempo confinata essenzialmente in aree come Scozia, Irlanda, Stati Uniti e Giappone, da qualche anno la produzione di whisky sta diventando sempre più globale: dal Canada all’India, passando anche per l’Italia, da qualche anno a questa parte sono numerosi i paesi emergenti in questo settore, con una fioritura di nuovi prodotti di qualità anche se – in linea generale – ancora limitati nei numeri e nella diffusione. Fra tutti, però, nell’ultimo periodo è l’Inghilterranota il quotidiano online britannico Independent – ad avere mostrato la maggiore crescita nello scenario internazionale del whisky.

Peraltro, dal punto di vista storico, più che di novità si può parlare di ritorno: le origini del whisky inglese risalgono infatti al XIX secolo, al termine del quale subì un graduale declino fino alla chiusura dell’ultima distilleria all’inizio del secolo successivo. Da circa un decennio, tuttavia, il rinnovato interesse per i distillati artigianali ha portato alla nascita di oltre 60 produttori, 26 dei quali sono membri della English Whisky Guild, l’associazione di categoria costituita nel maggio 2022, secondo la quale vi sono attualmente 50mila botti di whisky in invecchiamento in tutta l’Inghilterra, per un valore stimato di 1 miliardo di sterline (poco meno di 1 miliardo e 180 milioni di euro).

Fra le aziende più affermate si segnalano The Lakes, Cotswolds Distillery e English Whisky Company, vincitrici di medaglie d’oro per i loro single malt ai World Whiskies Awards. Da notare fra l’altro che, a differenza dei loro colleghi scozzesi, che per legge possono fare invecchiare i loro whisky esclusivamente in botti di rovere, i produttori inglesi – così come quelli degli altri paesi emergenti – hanno carta bianca per sperimentare svariate tipologie di legno, un vantaggio che può compensare, almeno in parte, l’assenza di una tradizione ultrasecolare.

Photo Credits: campagna pubblicitaria English for Whisky (foto Cotswolds Distillery)

Alcol, il futuro è nelle bottiglie di carta?

Sempre meno vetro e sempre più carta per le bottiglie di alcolici? A tracciare la strada è il mondo del vino, con quello dei distillati pronto a seguire a ruota come dimostra Johnnie Walker, che a settembre ha iniziato la sperimentazione in un bar di Edimburgo del contenitore cartaceo per il whisky. Un segnale importante arriva ora dagli Stati Uniti, dove – si legge su Food & Wine – il colosso della GDO Target ha appena lanciato Collective Good, una linea di quattro referenze di vini provenienti da Italia, Spagna, Cile e California, tutte confezionate in bottiglie di carta riciclata e vendute a circa 10 dollari l’una.

Le bottiglie in questione, chiamate Frugal Bottle e prodotte dalla britannica Frugalpac, sono realizzate con il 94% di materiali riciclati e sono cinque volte più leggere di quelle in vetro, rispetto alle quali riducono le emissioni di carbonio fino all’84%. Tanto che, secondo l’azienda, l’attuale ordine di Target – 256mila bottiglie – farà risparmiare circa 98,3 tonnellate di emissioni di carbonio.

Proprio la sostenibilità ambientale è alla base di quella che potrebbe essere una vera rivoluzione nel packaging per le bevande: il vetro è infatti uno dei materiali a più alta intensità di emissioni di carbonio del settore, dal momento che la sua produzione richiede forni ad alta temperatura e una notevole quantità di energia, spesso proveniente da combustibili fossili. E sebbene sia tecnicamente riciclabile, l’effettivo tasso di recupero di questo materiale è incostante, con molti contenitori di vetro che finiscono in discarica.

Photo Credits: FrugalPac.com

50 Best Bars: in America Città del Messico sempre al top, ma New York rilancia

L’Handshake Speakeasy di Città del Messico, numero uno mondiale nella classifica dei World’s 50 Best Bars 2024, si conferma anche nel 2025 il migliore cocktail bar del continente nordamericano, conquistando per il secondo anno consecutivo la vetta dei North America’s 50 Best Bars. Lo riporta, fra gli altri, Drinks International.

A lanciare il secret bar messicano verso il trionfo nella cerimonia dei World’s 50 Best Bars, tenutasi a Madrid lo scorso ottobre, era stata proprio la vittoria, un anno fa, nella sezione della graduatoria dedicata ai locali di Stati Uniti, Canada, Messico e Caraibi. Che, nel galà di consegna dei premi 2025 al JW Marriott Parq di Vancouver in Canada, ha confermato anche il secondo posto del Superbueno di New York, mentre al terzo è salito un altro bar della capitale messicana, il Tlecān.

Fra i locali messisi in evidenza in questa edizione, anche i newyorkesi Sip & Guzzle, più alta nuova entrata in quinta posizione e il Clemente Bar, undicesimo, vincitore del premio speciale Best New Opening Award. Tutto lascia pensare che li vedremo ben figurare anche fra i 50 Best Bars 2025 di tutto il mondo, il prossimo 8 ottobre a Hong Kong.

Photo Credit: World’s 50 Best Bars 

Leggi l’articolo anche su Horecanews.it e MixologyItalia.com

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