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In Italia tornano a crescere i consumi di birra

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Buone notizie per il mondo della birra italiana: secondo una rilevazione effettuata da Coldiretti e Consorzio Birra Italiana su dati ISMEA l’andamento dei consumi nei primi 9 mesi dei 2024 sarebbe rientrato in territorio positivo con un lieve ma incoraggiante avanzamento del +2%, in controtendenza rispetto a tutte le altre bevande alcoliche.

La news arriva in un momento di generale apprensione per il futuro del settore, determinato dall’incertezza degli scenari, dalle crescenti criticità legate all’aumento dei costi di gestione e delle materie prime e da una generalizzata percezione di un ridimensionamento, dopo decenni di espansione e grande attenzione da parte del pubblico, di quell’entusiasmo che aveva fatto da volano soprattutto nell’affermazione e crescita di popolarità dei birrifici artigianali. 

Proprio questi ultimi rappresentano la dimensione che maggiormente risente della fase di stallo se si considera che a livello globale nel 2023, per la prima volta dal 2005, hanno chiuso più birrifici artigianali di quanti abbiano aperto, e i battenti li hanno serrati anche realtà che ne hanno sostenuto la rivoluzione.

Alla base di questa inversione di tendenza secondo gli osservatori sarebbe l’evoluzione dei driver di consumo, con l’ascesa di nuove categorie di bevande, come hard seltzer, cocktail ready to drink e liquori, oltre alla difficoltà a competere in termini di prezzo, soprattutto per i birrifici artigianali, sugli scaffali dei negozi.

La crescita dei volumi in Italia, seppur lieve, manifesta una inversione di tendenza rispetto al -5,85% registrato nel 2023, sebbene vadano ancora consolidate le informazioni relative all’ultimo trimestre del 2024.

Un dato che fa comunque ben sperare e su cui si innestano novità normative che dovrebbero sostenere soprattutto il settore di quella produzione artigianale che in Italia conta quasi 1200 birrifici attivi, spesso guidati da giovani, di cui circa il 25% è agricolo, ovvero produce da sé le materie prime necessarie.

La produzione annua del segmento artigianale ha raggiunto numeri significativi, con 48 milioni di litri, di cui quasi tre milioni destinati all’export, un valore nel mercato del fuori casa che supera i 430 milioni di euro e una dimensione occupazionale corrispondente a circa 92mila persone, tra impieghi diretti e indiretti.

In particolare ci si aspetta un impatto positivo dalla riduzione dell’accisa per i piccoli birrifici artigianali, entrata in vigore dal 1° gennaio 2025 (un provvedimento in base al quale fino ai 10mila ettolitri l’accisa sarà ridotta del 50%, per una produzione annua compresa tra 10mila e 30mila ettolitri sarà tagliata del 30%, e del 20% fino ai 60mila ettolitri) e in prospettiva dall’arrivo ormai prossimo della legge sulla birra agricola.

Strategica per il futuro sarà la capacità di orientare gli sforzi per rafforzare la produzione nazionale di materie prime come orzo e luppolo rendendo così la filiera sempre più indipendente e garantendo una birra 100% Made in Italy, oltre al sostegno per il turismo legato al mondo brassicolo, fenomeno in grande crescita che può valorizzare il settore.

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