La filiera agroalimentare italiana si conferma come il principale motore economico del Paese. Comprendendo il comparto agricolo, l’industria alimentare e delle bevande, oltre ai servizi di intermediazione, distribuzione e ristorazione, il settore ha registrato un fatturato complessivo superiore ai 707 miliardi di euro. Il dato rappresenta un incremento del 34% rispetto al 2015, attestando la solidità e la crescita costante del comparto. La filiera impiega attualmente 5,8 milioni di lavoratori, contribuendo significativamente all’occupazione nazionale.
Secondo i dati elaborati da TEHA (The European House – Ambrosetti) per la nona edizione del forum Food&Beverage di Bormio, l’agroalimentare si posiziona come prima filiera produttiva per contributo al PIL nazionale. Il settore rappresenta il 19,8% del prodotto interno lordo se si considerano le attività a monte – come la produzione di macchinari e la fornitura di energia – e quelle a valle, tra cui packaging e imballaggio.
Nel 2023 il comparto ha generato 74 miliardi di euro di valore aggiunto diretto. Questo risultato supera di 2,5 volte il valore della moda Made in Italy e di oltre 5 volte quello dell’industria chimica, evidenziando la centralità del settore nell’economia italiana.
A livello europeo, l’Italia si colloca al terzo posto tra i maggiori Paesi UE per valore aggiunto dell’agroalimentare, con un’incidenza del 3,9% sul PIL . Nonostante le performance positive, il settore presenta una caratteristica strutturale significativa: è composto prevalentemente da microimprese.
Numeri record, ma un modello industriale frammentato.
Oltre 8 aziende su 10 sono microimprese, responsabili di appena il 9,9% del valore aggiunto complessivo del comparto food&beverage. Si distinguono per la produttività le grandi imprese, che rappresentano solo lo 0,3% delll’intero comparto: hanno una produttività di 105.200 euro per addetto, un valore superiore di 1 volta e mezza (1,4) alla media UE-27 e ancora migliore rispetto a Spagna (1,6 volte), Germania (1,5) e Francia (1,2). “La struttura di un’impresa incide sulla sua capacità di affrontare cambiamenti geopolitici, nuove regole e richieste di mercato in rapida evoluzione come quelle che stiamo attraversando – ha commentato Valerio De Molli, Managing Partner e CEO di TEHA. E nel settore food&beverage abbiamo rilevato, con una ricerca dedicata, che oggi il 36,5% delle aziende è preoccupato per sostenere l’operatività, dato in crescita di 1,4 punti percentuali rispetto al 2024”.
I prodotti tipici certificati spingono l’export
Con 891 prodotti DOP e IGP, l’Italia è prima in Europa per numero di certificazioni: questo segmento ha generato 20,2 miliardi di euro di fatturato nel 2023, con il vino prodotto leader per valore generato, seguito da formaggi e prodotti a base di carne. Nel loro insieme, le produzioni certificate rappresentano il 10,8% del fatturato del settore food&beverage e contribuiscono per il 19,9% all’export alimentare nazionale. “Le certificazioni – ha aggiunto Benedetta Brioschi, partner TEHA – non solo sostengono l’export, ma rafforzano il posizionamento globale del made in Italy, come dimostra anche il valore medio delle esportazioni agrifood italiane, pari a 254,5 euro per 100 kg, il più alto tra i principali Paesi europei”.
“Durante la nona edizione del forum food&beverage di Bormio definiremo proposte di policy che coinvolgono l’intero sistema agroalimentare esteso” – dichiara Valerio De Molli, CEO e Managing Partner di TEHA. “Le misure che proponiamo puntano a sostenere l’innovazione e la digitalizzazione, semplificare l’accesso al credito, valorizzare le filiere certificate, promuovere la sostenibilità lungo tutta la catena del valore, attrarre giovani talenti attraverso percorsi formativi più qualificanti e garantire un quadro normativo stabile e favorevole all’impresa. In un momento in cui il futuro del Paese si gioca sulla capacità di affrontare con strumenti nuovi i cambiamenti in corso, l’agroalimentare italiano può e deve diventare un modello di crescita resiliente, digitale e inclusivo. Per farlo è necessario un piano strategico condiviso, basato sui dati, che coinvolga tutta la filiera e guardi lontano.”
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