Pasta italiana sotto dazi record: le reazioni di Sgambaro

Sgambaro commenta i dazi al 107% sulla pasta: impatto su 700 mln di export. Il DG Costantini: "USA priorità 2026, ora tutto da rivedere".

0
32

L’annuncio delle tariffe al 107% sul settore della pasta made in Italy, con decorrenza dal 1° gennaio 2026, ha generato forte preoccupazione tra gli operatori dell’industria alimentare italiana. Come abbiamo documentato nel nostro articolo di ieri (qui l’approfondimento completo), Washington ha scelto di inasprire significativamente le imposizioni doganali, portando l’aliquota dall’odierno 15% fino al 107%, sulla base di presunte condotte di dumping da parte delle imprese italiane. Un provvedimento che impatta pesantemente su un comparto dal valore di 8,7 miliardi di euro annui, con il 60% della produzione destinato ai mercati esteri e gli USA che rappresentano uno sbocco commerciale da quasi 700 milioni di dollari. Nelle scorse ore hanno iniziato a pervenire i primi commenti ufficiali dalle società interessate e dalle organizzazioni di settore. Vediamo quali posizioni stanno emergendo dal confronto in atto.

Sgambaro: “Urgente necessità di fare chiarezza e adottare un approccio comune. Per noi, il mercato Usa è la priorità 2026”

Claudio Costantini_direttore generale Sgambaro

“La comunicazione delle ultime ore sull’imposizione dei superdazi al 107% alla nostra pasta italiana è un fulmine a ciel sereno a cui va fatta subito chiarezza e a cui deve far seguito una mediazione da parte delle nostre istituzioni” – commenta così Claudio Costantini, nuovo direttore generale di Sgambaro, azienda veneta coinvolta, insieme ad altri 10 pastifici italiani, nel nuovo contraccolpo arrivato dall’amministrazione Trump.
“Una stangata di queste dimensioni diventa insostenibile e quasi inverosimile – continua Costantini. – Stiamo parlando di un mercato export che vale 700 milioni di euro e che ha già subìto l’accordo sui dazi al 15%. Inoltre, se pensiamo che la nostra categoria pasta lavora già con margini bassissimi, l’impatto porterebbe a inevitabili ripercussioni: vendite bloccate ma soprattutto ingenti volumi di merce da immettere su mercato interno e su quello europeo con conseguente impatto sui prezzi. Lavoriamo in un mercato già di per sé saturo, che segue un trend costante e rassicurante ma lento nei suoi movimenti. È difficile ripensare a dei repentini cambi di strategia per affrontare la nuova situazione ed ecco perché riteniamo sia urgente aprire un tavolo di lavoro comune con la Farnesina e con le associazioni di categoria in modo da adottare un approccio comune e far sentire un’unica voce”.
“Il mercato americano, per il nostro pastificio, pesa meno del 10% di fatturato, che si è chiuso nel 2024 a quota 24 milioni euro. Ciò che ci preoccupa maggiormente è che, per noi, questo mercato, rappresenta la priorità numero uno su cui partire ad investire nel 2026. Abbiamo messo in programma, proprio dall’anno prossimo, dei piani di sviluppo che prevedono sia l’espansione della struttura organizzativa e commerciale sia del portfolio di prodotti dedicati. Un cambiamento di questa portata ci costringerebbe a ripensare tutto il nostro business plan” conclude Costantini.

Leggi la notizia anche su Horecanews.it