Cinque curiosità sulla birra che (forse) non conosci dal nuovo libro di Maurizio Maestrelli

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Il modo migliore per bere bene, non è un mistero, è conoscere ciò che si beve. E uno dei modi migliori per conoscere la birra, partendo dai fondamentali, è leggere l’ultimo libro di Maurizio Maestrelli, “La grammatica della birra” (casa editrice Gribaudo).

Vuoi scoprire quanto ne sai su questa bevanda a base di malto e luppolo? Qui, ti proponiamo cinque curiosità estrapolate proprio da questo testo. Mettiti alla prova provando a rispondere a queste domande!

Chi riteneva che la birra fosse frutto di un intervento divino?

Per Egizi e Sumeri la birra rappresentava una sorta di elemento di connessione fra umano e divino, probabilmente per merito del lievito. Dal momento che ignoravano il processo di trasformazione provocato dal lievito, tendevano ad attribuirla a un intervento soprannaturale.

Il primo birrificio italiano artigianale italiano risale ai tempi di …

Gneo Giulio Agricola, comandante delle legioni romane in Britannia nel I secolo d.C., si appassionò tanto alla birra da portare a Roma due birrai britannici cui fece aprire una domus cerevisiae. Probabilmente fu il primo birrificio artigianale metropolitano d’Italia…

Sai come si faceva la birra prima che si scoprisse il luppolo?

Prima che il luppolo si affermasse come elemento aromatizzante, la birra veniva realizzata per lo più con il gruit, ovvero una miscela di erbe aromatiche che variavano a seconda della zona geografica. Il gruit poteva essere fatto con mirto di palude, achillea millefoglie, rosmarino di palude, cumino, ginepro, assenzio maggiore, salvia, timo, alloro… e addirittura (secondo alcuni) anche fiele di bue.

Sai quando si parla per la prima volta del luppolo?

La prima citazione del luppolo si trova in una bolla del 768 firmata da Pipino il Breve, il padre di Carlo Magno, e faceva riferimento a un luppoleto in Baviera.

Sai chi ha definito la birra libertà?

Si narra che Benjamin Franklin, tra i padri fondatori degli Stati Uniti, abbia detto: “nel vino c’è la saggezza, nella birra la libertà, nell’acqua i batteri”. È probabile che, in realtà, Franklin non abbia mai pronunciato tali parole, ma l’esistenza stessa della leggenda è indicativa della considerazione degli americani per la birra.

PERCHÉ LEGGERE LA GRAMMATICA DELLA BIRRA

Non c’è dubbio: di libri sulla birra ce ne sono tanti, tantissimi, ma “La grammatica della birra” è un testo che merita di essere letto poichè scorrevole, ricco di informazioni, ben costruito. In poco più di 200 pagine, Maestrelli – giornalista e scrittore, fra i più competenti divulgatori in Italia di tutto ciò che abbia a che fare con la birra, oltre che con i distillati – è riuscito a condensare un’incredibile quantità di cenni storici e geografici, curiosità, descrizioni di ingredienti, stili e tecniche di produzione, consigli di degustazione e abbinamenti col cibo, fino alle indicazioni per fare turismo alla scoperta della birra e a una guida sui più importanti festival brassicoli nel mondo. Un testo utilissimo per approcciarsi alla cultura della birra a 360 gradi, quindi, e non una raccolta superficiale di nozioni. Lo stile è narrativo, piacevole, a tratti addirittura coinvolgente; un testo autorevole nei contenuti, piacevole nella forma. “La grammatica della birra” è un’ottima lettura per l’estate: al rientro dalle vacanze, saprete tutto ciò che è indispensabile sapere sulla birra!

Testo a cura di Nicole Cavazzuti e Stefano Fossati

Fonte: Horecanews.it