Dieci consigli per preparare un Gin Tonic perfetto

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Erede più o meno diretto delle bevande medicinali a base di gin e chinino assunte sin dal 1600 dai marinai per combattere malaria e scorbuto, il Gin Tonic oggi non avrà effetti curativi, ma è comunque un drink perfetto in tantissime occasioni, soprattutto d’estate.
La sua preparazione è (apparentemente) semplice: la ricetta classica prevede una parte di gin e 3 parti di tonica con, volendo, un twist di limone o di lime come garnish. In ogni caso, anche nelle preparazioni più semplici, bisogna sempre tenere presenti alcune “regole” per ottenere un ottimo risultato, a maggior ragione se ci si dedica alla realizzazione di una variante giocando fra ingredienti, tecniche e proporzioni.

Ecco allora i 10 consigli degli esperti per preparare un Gin Tonic davvero perfetto.

1. La scelta del gin

La scelta del gin è fondamentale per un Gin Tonic di qualità. E di gin, si sa, ne esistono diverse tipologie, ognuna con un proprio profilo aromatico. Fra le più diffuse, menzioniamo il più comune London Dry, caratterizzato da un sapore secco e, fra le note aromatiche, una predominanza del ginepro; il Plymouth, simile al London Dry ma dal sapore più rotondo e terroso; il più antico Old Tom, più dolce rispetto al London Dry; il New Western Dry, il cui il ginepro ha un ruolo meno predominante a favore di botaniche più innovative.

Quale usare allora per il Gin Tonic? Dipende: il London Dry gin è la scelta sicura per un drink “classico”, però l’arrivo di tanti gin più aromatici, negli ultimi anni, ha insegnato che proprio l’utilizzo di diverse tipologie del distillato rappresenta una delle strade più comuni per ottenere Gin Tonic con profili gustativi originali e, a volte, fuori dal comune ma non meno interessanti. Come sempre, sono i gusti personali che contano, a patto che la preparazione sia comunque equilibrata.

Photo Credit: Nicole Cavazzuti

2. La qualità della tonica

Normalmente, la tonica è – come abbiamo visto – l’ingrediente principale del Gin Tonic, quindi la scelta di quest’ultima è altrettanto importante quanto quella del gin. Se facciamo riferimento alla ricetta classica che abbiamo menzionato, ci serve una tonica frizzante, dal sapore equilibrato e tendenzialmente “neutro”, oltre che non troppo dolce. Ma, anche in questo caso, dipende da quale Gin Tonic vogliamo ottenere.

Proprio sull’onda della “Gin Tonic mania”, negli ultimi anni sono arrivate sul mercato diverse toniche premium dai profili aromatici più disparati: dal classico sapore gusto del chinino a note più floreali o agrumate. Grande diffusione hanno ottenuto, in particolare, i prodotti Fever-Tree, che nella sua vasta gamma di referenze comprende ad esempio la Indian Tonic, che offre un ottimo equilibrio fra dolcezza e amarezza. Vanno benissimo anche i prodotti Schweppes, marchio che propone comunque anche una linea Premium Mixer Tonic per chi vuole aggiungere un tocco in più, con varianti che includono pepe rosa o fiori di sambuco. Tornando alle proposte di linea, per un Gin Tonic classico è ottima anche la tonica Kinley del gruppo Coca-Cola, mentre nel filone “healthy”, che da tempo coinvolge anche la miscelazione, segnaliamo Q Tonic, con un minore contenuto di zucchero rispetto alle toniche tradizionali.

3. Le proporzioni

Ovviamente, le proporzioni tra gin e tonica indicate all’inizio di questo articolo non sono una regola imprescindibile. In molti, infatti, preferiscono aumentare la quantità di gin per ottenere un sapore più intenso (molti indicano in 1:2 il rapporto perfetto fra gin e tonica, chi scrive è solito preparare il Gin Tonic con proporzioni attorno al 50% per ognuno dei due ingredienti). Nulla vieta, al contrario, di aumentare la quantità di tonica per ottenere un drink ancora più leggero: tenete presente che un Gin Tonic realizzato con le classiche proporzioni 1:3 ha una gradazione alcolica attorno al 10-12%, a seconda del gin utilizzato e al netto della diluizione data dal ghiaccio.

4. L’importanza del ghiaccio

Ancora oggi, nella mixology, il ghiaccio è spesso un elemento non adeguatamente considerato, eppure è un ingrediente a tutti gli effetti e, quindi, importante per la buona riuscita di un cocktail. Gin Tonic compreso. Come per molte altre preparazioni, è preferibile usare cubi grandi che si sciolgono più lentamente dei cubetti, mantenendo il drink freddo senza annacquarlo troppo. Da evitare, quindi (se possibile), ghiaccio tritato o in piccoli cubetti, che si sciolgono più rapidamente. Inutile ribadire la regola generale, per cui l’acqua utilizzata per fare il ghiaccio deve essere pura e priva di impurità che potrebbero alterare il sapore del cocktail.

5. Il bicchiere giusto

Ogni cocktail ha il “suo” bicchiere, essenziale non solo per la presentazione, ma anche e soprattutto per garantire la migliore esperienza di degustazione. Tradizionalmente, il Gin Tonic viene servito in un bicchiere highball, Collins o anche in un tumbler, ma negli ultimi anni ha iniziato a diffondersi anche da noi il servizio “alla spagnola”, ovvero in baloon, bicchiere a forma di globo che permette agli aromi di espandersi, oltre a offrire spazio sufficiente per il ghiaccio e la guarnizione. Del resto la Spagna, va ricordato, è uno dei paesi in cui il Gin Tonic gode della massima popolarità, in particolare a partire dal 2007/2008, grazie anche alla diffusione di gin “made in Spain” di qualità. Quale che sia la scelta, come dicevamo, il bicchiere dovrebbe essere già freddo, mettendolo preventivamente in freezer oppure riempiendolo di ghiaccio fino all’orlo per qualche minuto, per poi svuotarlo prima preparare il drink.

Photo Credit: Nicole Cavazzuti

6. Occhio alle guarnizioni

Sfatiamo la convinzione, ancora diffusa, che le guarnizioni siano semplici decorazioni: esse, al contrario, possono aggiungere complessità e profondità al Gin Tonic. Peraltro, per questo drink, la garnish non è strettamente necessaria, tuttavia nella maggioranza dei casi viene impiegata una fettina o una scorza di limone o lime, che donano al Gin Tonic una nota fresca e agrumata; le bacche di ginepro, invece, esaltano il sapore della botanica principale del distillato. Grazie alla campagna di lancio del gin scozzese Hendrick’s, dagli anni 2000 si è diffuso anche l’uso di una fetta di cetriolo, per un drink più leggero e rinfrescante. In generale – come spiega Samuele Ambrosi, titolare del Cloakroom di Treviso e autore (con Maurizio Maestrelli) del manuale “Anthologin“, la guida definitiva sul distillato di ginepro – la scelta della guarnizione dipende dal gin utilizzato e in particolare dal suo profilo aromatico, che deve essere esaltato e non alterato. Così, a un gin fruttato si possono accompagnare lamponi, mango o more; a uno floreale, rose, lavanda o foglie di loto. Possibilmente utilizzando sempre prodotti freschi e non essenze o profumi.

7. La tecnica giusta e… stir gently

Sbagliare tecnica di miscelazione può inficiare la buona riuscita anche di un cocktail con due soli ingredienti come il Gin Tonic. Per una preparazione senza sbavature, bisogna versare nel bicchiere innanzi tutto il gin, quindi aggiungere il ghiaccio e infine la tonica, versandola lentamente sul dorso di un cucchiaio per mantenerne la frizzantezza. Per finire, mescolare delicatamente (stir gently) con un bar spoon per miscelare gli ingredienti senza perdere l’effervescenza della tonica.

8. Freddo, nient’altro che freddo

Per preparare il drink, è indispensabile che sia il gin, sia la tonica, sia il bicchiere siano ben freddi. Inoltre, utilizzando ingredienti freddi si riduce la necessità di aggiungere grandi quantità di ghiaccio, con conseguente minore annacquamento del cocktail. Per quanto riguarda il gin, meglio conservarlo in freezer, magari insieme con il bicchiere, come suggerisce anche Samuele Ambrosi.

9. Uno, dieci, cento Gin Tonic

Il Gin Tonic offre infinite possibilità di poter personalizzazione, per soddisfare (quasi) tutti i gusti. Ci siamo già soffermati sulle diverse tipologie di gin o di tonica, sulla variazione delle proporzioni degli ingredienti e sul ruolo delle guarnizioni, ma gli esempi offerti da bartender di tutto il mondo sono inesauribili.C’è chi ha utilizzato infusi di gin, aggiungendo botaniche (come peperoncino, zenzero o frutti di bosco, per citarne solo alcune) direttamente nella bottiglia e lasciandole in infusione per alcuni giorni; chi ha aggiunto succo di limone o sciroppo di lemongrass; chi ha puntato su un top di ginger ale… Ovviamente, sempre bilanciando l’equilibrio degli altri ingredienti. Anche le erbe aromatiche (rosmarino, timo, alloro, basilico ecc…) possono donare un tocco particolare al Gin Tonic, esaltando i sapori del distillato.

10. Servire senza esitazioni

Lo abbiamo già detto: il Gin Tonic va bevuto freddo e non (troppo) diluito. Quindi è fondamentale servirlo immediatamente, non appena terminata la preparazione. Diversamente, il lavoro andrà rovinato, anche avendo seguito alla lettera tutti i 9 consigli precedenti!

Testo a cura di Nicole Cavazzuti e Stefano Fossati

Fonte: Horecanews.it