Milord Milano: dodici anni di ospitalità, qualità e divertimento

Nicole Cavazzuti ha intervistato Cristian Lodi titolare del cocktail bar più celebre del quartiere Piola a Milano.

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Conosco da oltre dieci anni il titolare del Milord di Milano, Cristian Lodi. Da allora la città ha cambiato pelle almeno tre volte. Lui no. Nel senso: è maturato, divenuto padre ed ha acquisito notorietà, ma senza mai lasciarsi sedurre dalle mode passeggere. Come il suo bar, Milord, uno dei miei preferiti in città perché, oltre a bere bene è un luogo di incontro, sviluppato su tre livelli, con un grande dehors e una sala al piano inferiore che si può affittare per feste private e aziendali, ma anche per lezioni, seminari, masterclass.

Bondage e BDSM

Dal punto di vista del ritorno economico e dell’impegno contenuto, tra le attività di maggior esito ricordo i cicli di lezioni pomeridiane di bondage organizzati in modo del tutto autonomo da un’associazione”, ricorda Lodi. “Se ci fosse l’occasione, reitererei l’esperienza”.

La storia

Era il 2013 quando il Milord prendeva il posto di un sushi restaurant durato poco, così come pure la precedente attività. E siamo onesti: la sua apertura non destò molto clamore. Piazza Bernini, a due passi da piazza Piola ma fuori dai circuiti della movida, non pareva il luogo più indicato per un cocktail bar. E pochi, allora, si sarebbero aspettati che il Milord sarebbe sopravvissuto più di un paio d’anni.  Cristian – all’epoca 28enne – veniva dal mercato immobiliare e non aveva nessuna esperienza al banco, a differenza del socio su cui contava per l’avviamento. Peccato che prestissimo si ritrovò da solo. E non perse tempo. Si iscrisse alla Campari Academy per imparare la base della miscelazione e si impegnò a gestire il locale il meglio possibile. “Inizialmente aprivo anche a pranzo, ma con risultati minimi a fronte di sforzi importanti”, racconta. E se qualche errore non è mancato, anno dopo anno si è imposto con maggiore forza sulla scena.

La festa per i 12 anni

Cristian Lodi organizza sempre un evento per festeggiare il compleanno. Quest’anno si è trattato di una maratona liquida: ogni ora, dalle 18 a mezzanotte, un bartender diverso dietro al bancone (guarda la locandina). “Nessuno pagato, tutti amici. Gente che fa questo mestiere perché ama la professione e il bar. Il locale era pieno, la gente si fermava volentieri. Nessuna ansia da evento. Solo ritmo, presenza, lavoro ben fatto.”

Riccardo Cammi e il ritorno delle cose vere

Tra gli ospiti del 15 luglio c’era anche Riccardo Cammi, oggi resident al Dirty, che per oltre tre anni era stato allievo e braccio destro di Lodi. “Quando è salito al bancone quasi si metteva a piangere per commozione”, ricorda Lodi. “Chi c’era, ha sentito l’emozione”, aggiunge.

Niente magliette quest’anno

Ogni anno Cristian stampava magliette per l’anniversario. Quest’anno ha deciso di no. “Spendevo mille euro e poi finivano in fondo ai cassetti“. Per i 12 anni ha investito in una serata da ricordare promossa su WhatsApp senza sponsorizzate o hashtag studiati. E la gente è venuta lo stesso. Forse anche più del solito.

L’offerta drink and food

Anche se la carta dei cocktail attuale è dedicata ai classici, a livello grafico è pop, colorata e moderna.
Suddivisa in 12 sezioni, ognuna di tinta diversa, comincia nel segno del rosso, con la selezione di 5 Negroni, dal classico alla variante Mule con Cynar e ginger beer invece del Campari (tutti a 10 euro). Si prosegue in arancione con gli Sparkling Cocktail: Bellini, Rossini, Sparkling Cobbler con Vermouth del Professore, ananas, mela verde, verjus e CO2 e il Milord Morango Caipirinha con cachaca blu Amburana.
Ecco poi, in fucsia, il capitolo Spritz & Co. che omaggia l’aperitivo italiano per eccellenza con 4 combinazioni fresche e leggere. Seguono i Cocktail in bottiglia, segnalati in blu, pensati per la condivisione.
In verde, i cocktail analcolici, inclusivi e pensati con la stessa cura dei drink alcolici. Infine, la sezione più amata dal pubblico: i grandi classici e i best seller della casa, raccontati in verde petrolio, con ricette che uniscono spirito internazionale e radici italiane.
La maggior parte dei cocktail è proposta a 10 euro, mentre i classici internazionali realizzati con prodotti premium – come il Last Word o il Mai Tai – salgono a 12 euro. Non manca la birra, con un’offerta essenziale ma mirata, e una carta vini che privilegia etichette naturali e vignaioli indipendenti. Ad accompagnare i drink, una proposta food accessibile: si parte da piccoli piatti da 3 euro, passando per proposte da 5 e 10 euro, fino al tagliere di affettati a 20 euro, pensato per essere condiviso.Ma a settembre tornano i signature e grafica elegante: “Ripresenteremo i nostri best seller riveduti e aggiustati”, dice Cristian. Non perché devono sorprendere, ma perché lo meritano.

L’uomo

Cristian oggi è anche padre. Si alza alle 8:30, va a letto alle 2:30. Prima della nascita di Tommaso. Adesso condivide tutto con la compagna. “È faticoso, ma dà senso. Non cambierei nulla.” Non lo dice con enfasi. Lo dice come uno che ha scelto, e continua a scegliere.

Le cose che gli danno soddisfazione? I clienti che colgono il lavoro dietro. E il team. “Siamo persone, non numeri.” È una frase che dice spesso. Non suona da manifesto. Suona vera.

Marco e una laurea al bancone

Sabato sera, mentre parlavo con Lodi, vedo un ragazzo con la corona di alloro in testa. Festeggiava la laurea. Si chiama Marco Lavino, è un campione di atletica e si è laureato in Scienze della Formazione. “Era la prima volta che venivo. Mi ha colpito lo stile, la musica, l’atmosfera. Anche con tanta gente, qui si respira calma.”

Chi resta

Milord non ha mai rincorso le mode né cambiato pelle per compiacere. Ha resistito ai giri di giostra senza perdere la propria mission e identità. Ed è la sua forza. Cristian lo sa. E lo dice apertamente: “il bar è un logo sociale. Oltre a offrire buoni drink, deve farti sentire a casa”. Concordo.

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