ASSOBIBE, associazione di Confindustria che rappresenta i produttori di bevande analcoliche in Italia, ha firmato un appello congiunto insieme a ulteriori 14 sigle di rappresentanza, per chiedere a gran voce al Governo di neutralizzare la nuova imposta prevista nel 2025, la cosiddetta Sugar tax.
Oltre ad ASSOBIBE, l’appello è stato firmato da Confagricoltura, Federalimentare, Federdistribuzione, CISL, CGIL, Uila Nazionale, Centromarca, Unione Italiana Food, Italgrob, Confida, Anfima, Federazione Carta e Grafica, Federazione Gomma Plastica, Assovetro per esprimere le preoccupazioni a fronte della mancata proroga dell’imposta in vigore dal 1° luglio 2025. L’intera Filiera agroalimentare, dalle fasi agricole alla produzione, fino alla distribuzione e vendita, chiede un intervento urgente per evitare una nuova gabella che danneggia le imprese e i lavoratori di un settore strategico del Made in Italy, mettendo a rischio oltre 5.000 posti di lavoro, con evidenti ricadute negative anche sulle comunità locali.
Giangiacomo Pierini, Presidente di ASSOBIBE, ha ribadito: «L’industria italiana merita una strategia di crescita che supporti il Made in Italy, tuteli il mercato, promuova gli investimenti e lo sviluppo. Il rinvio di questa tassa è un’opportunità per proteggere l’intero comparto, già provato da inflazione e aumenti dei costi di materie prime. Un’imposta che avrebbe un impatto diretto anche su milioni di famiglie italiane già colpite dagli effetti inflattivi degli ultimi mesi. Chiediamo al Governo di considerare seriamente le conseguenze e di intraprendere un dialogo aperto con tutte le parti coinvolte».
Dati alla mano, la Sugar tax determina un impatto fiscale rilevante sui produttori che subirebbero un incremento del 28% di fiscalità su un litro, con inevitabili ricadute sui consumatori che vedranno ulteriormente ridotto il loro potere d’acquisto. Inoltre, secondo ASSOBIBE, le esigue entrate auspicate con l’ingresso della Sugar tax non tengono conto dei 275 milioni di euro di mancato gettito IVA conseguente alla contrazione del 16% delle vendite nel biennio successivo all’entrata in vigore della norma (dati NOMISMA). In aggiunta, provocherebbe un freno degli investimenti per oltre 46 milioni di euro, un calo degli acquisti di materia prima di oltre 400 milioni di euro e un taglio del 10% del fatturato in un settore già in difficoltà.
La Sugar tax non solo aumenta vertiginosamente la pressione fiscale, ma incide fortemente sulla burocrazia stante l’aggiunta di centinaia di nuove procedure aziendali; la nuova imposta toglie inoltre liquidità visto il versamento mensile del 10% del fatturato, riducendo di conseguenza attività e investimenti in Italia (-12%).
Anche da un punto di vista salutistico, la “Sugar tax” non ha prodotto risultati positivi nemmeno sul fronte della salute pubblica nei Paesi dove introdotta, con trend di obesità rimasti in crescita (dati OMS): per questo, diversi Stati in tutto il mondo hanno iniziato a eliminarla (Norvegia: 2000; Islanda: 2000; Danimarca: 2016; Australia: 2018; Israele: 2022). Persino la Commissione europea ha ribadito che tale tassa potrebbe non avere effetti su sovrappeso e obesità.
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