Barbara Nappini, riconfermata presidente di Slow Food Italia, ha chiuso i lavori dell’Assemblea nazionale dei soci che l’Associazione ha tenuto presso la FAO di Roma, durante la quale è stato eletto il nuovo Consiglio Direttivo dell’associazione.
«Voglio ringraziare innanzitutto questa platea bellissima, variegata e plurale, con ragazze e ragazzi di ogni età che sono venuti qui alla FAO con la ferma volontà di contaminarsi nel necessario rispetto delle differenze. Sono loro la nostra prima grande ricchezza. Questi due giorni ci hanno regalato interventi intensi, che hanno saputo misurarsi con un titolo audace: Un’Altra Idea di Mondo. Con gioia avete accolto questa sollecitazione. Avete reso l’idea della strada in cui siamo, ed è una strada che vale la pena percorrere, per aprire altri sentieri nuovi. Non sappiamo dove siamo diretti ma abbiamo la volontà di capirlo insieme. Tra quattro anni il panorama sarà ancora più bello e gioioso, anche soltanto perché noi lo abbiamo sognato insieme».
Insieme a Nappini, fanno parte del Consiglio Direttivo Federico Varazi, con la carica di vicepresidente, Luca Martinotti, Francesco Sottile, Raoul Tiraboschi. L’Assemblea ha approvato il Documento di Roma Un’Altra Idea di Mondo, che racchiude tutta la storia dell’Associazione ma vuole anche sollevare lo sguardo e cercare di guardare lontano, il più lontano possibile. Per vedere Slow Food e il mondo di chi oggi ha 20 anni, 10 anni, di chi deve ancora nascere.
La squadra che guiderà Slow Food Italia nei prossimi quattro anni
Federico Varazi
Geologo e divulgatore scientifico di professione, vive ad Orvieto e dopo anni di volontariato nel suo territorio, nel 2021 viene nominato vicepresidente di Slow Food Italia e membro del Consiglio di Amministrazione di Slow Food Editore. A maggio 2024 assume la presidenza della Banca del Vino di Pollenzo.
Una grande opportunità, che Slow Food negli anni ha saputo cogliere, contribuendo alla tutela di un immenso patrimonio di biodiversità naturale fatto di boschi, foreste, fiumi e biodiversità agroalimentare ma anche un patrimonio culturale e sociale, fatto di saperi (tradizioni, folklore, dialetti) competenze e capacità (sempre più rare) come quelle necessarie per gestire bene un pascolo o un castagneto o ripristinare un paesaggio terrazzato.[…] Esperienze vive, cariche di umanità e di significato politico, che abbiamo imparato a conoscere girando l’Italia in lungo e in largo in questi quattro anni […] Progetti di comunità che sono un vero antidoto al modello attuale della competizione, dell’individualismo, della solitudine diffusa delle città a cui rispondono con la cooperazione, la condivisione, la solidarietà e il senso civico e il loro senso del limite per l’uso delle risorse naturali innato nelle comunità rurali.
Luca Martinotti
Vercellese, classe 1994, si laurea al corso magistrale in Gestione del Patrimonio Gastronomico e Turistico dell’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo ed entra nel team dell’ufficio di presidenza di Carlo Petrini. Coordinatore regionale Piemonte e Valle d’Aosta per la Guida Osterie d’Italia.
Slow Food può e deve essere sempre più una guida. Guida per consigli gastronomici, certo, ne abbiamo molti a riguardo: osterie, vino, olio, birra… Ma guida soprattutto verso un nuovo umanesimo che non ponga più l’uomo al centro di tutto, ma che veda il fulcro di un futuro migliore nel rapporto che noi possiamo e dobbiamo ricostruire con gli ecosistemi in cui viviamo. Quegli ecosistemi di cui facciamo parte e che, per quanto ci proviamo, non riusciremo mai a governare – per fortuna. Per essere guida dobbiamo anche saper guardare al diverso e saperci affidare a chi ha più esperienza e conoscenza di noi. Per questo, con questo mandato, vorremmo costruire una consulta dei saggi, un momento per il consiglio direttivo – ma non solo – per apprendere, per ampliare i nostri orizzonti e per meglio interpretare il ruolo di guida, in maniera ancora più credibile.
Francesco Sottile
Palermitano, docente di Biodiversity in agrosystems e di Tutela e valorizzazione del paesaggio rurale nel Dipartimento di Architettura dell’Università di Palermo, con una attività di ricerca sui temi dei sistemi agricoli di piccola scala, dell’agroecologia e della conservazione delle risorse naturali. In Slow Food vive molti capitoli associativi da oltre 20 anni, sui pilastri della biodiversità, dell’educazione e dell’advocacy ed è attualmente componente del Board of Directors della Fondazione Slow Food Ets su scala internazionale.
Nella nostra quotidianità non dobbiamo sottostimare il ruolo che possiamo avere per il reale cambiamento di un sistema del cibo che ancora oggi appare malato, troppo legato a un modello estrattivistico. Continuiamo a sentire la grande minaccia nei confronti della nostra biodiversità, di quella moltitudine di risorse genetiche che vivono in perfetto equilibrio con gli ecosistemi in cui generazioni di agricoltori, allevatori, casari, piccoli trasformatori, ristoratori, hanno saputo creare comunità e sviluppare prima di tutto cultura e poi anche economia e sviluppo rurale. Su questo dobbiamo tenere ben dritta la linea che abbiamo saputo costruire in decenni di attività associativa, in Italia come all’estero.
Raoul Tiraboschi
Nato a Seriate (Bg), esercita la professione di avvocato civilista ed è iscritto all’Albo degli avvocati dell’Ordine di Milano. Partecipa da oltre 20 anni al progetto degli avvocati di strada della Caritas Diocesana di Bergamo e con Agesci, ha svolto attività con i giovani dai 18 ai 21 anni e nei progetti in Israele/Palestina come responsabile. Per il Comune di Bergamo svolge il ruolo di Coordinatore del Tavolo Food Policy. Con il congresso di Genova 2021 viene nominato vicepresidente di Slow Food Italia.
Lavorare con le politiche locali del cibo rappresenta: essere a fianco delle famiglie per una dieta sana nelle scuole e a casa, dei produttori nei mercati della terra per un reddito dignitoso e un riconoscimento sociale e politico, dei politici eletti nell’accompagnare i processi di crescita e decisionali per le strategie di medio e lungo periodo, delle persone e famiglie in difficoltà che possono avere un sostegno alimentare, dei luoghi di distribuzione e vendita di cibo affinché si riduca la piaga dello spreco, delle scuole con una educazione alimentare sempre più presente e esperienziale, della ricerca universitaria a partire da Pollenzo e dalle collaborazioni importanti con le altre realtà nazionali e internazionali, perché ci sia una stretta connessione con la realtà sociale.
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