Nell’attuale scenario economico segnato da forti tensioni geopolitiche, il settore delle bevande analcoliche italiane attraversa una fase di grande incertezza. L’incremento dell’inflazione e dei costi di materie prime ed energia, a cui ora si aggiungono i dazi USA, preoccupa un comparto per cui l’export rappresenta un canale fondamentale, in continua crescita (+117% negli ultimi 10 anni e +20% nell’ultimo biennio) e dove gli Stati Uniti restano il mercato principale.
Proprio per questo, dalla fiera di Vinitaly, durante l’evento di Agronetwork “Le bevande in Italia: tematiche e tendenze“, Cristina Camilli, Vicepresidente di ASSOBIBE, ha lanciato un appello accorato a nome delle imprese del comparto che «sono un’eccellenza del Made in Italy e rappresentano una filiera profondamente radicata nel Paese, con aziende e stabilimenti localizzati su tutto il territorio, che crea impatto economico positivo per l’Italia»,
Nel corso dell’evento, Nomisma ha restituito una fotografia puntuale dell’intero comparto delle bevande che gioca un ruolo chiave per l’industria alimentare italiana, assorbendo il 15% del fatturato e il 21% dell’export food & beverage. Le sfide da affrontare sono molteplici: da una parte il calo dei consumi e l’incremento dei costi sul mercato interno e dall’altra i nuovi dazi che impattano fortemente. Basti pensare che nel 2024 è stato proprio l’export a sostenere il comparto con una crescita del +4,9% rispetto all’anno precedente.
«Sul futuro delle imprese delle bevande analcoliche pesa anche l’imminente entrata in vigore della Sugar tax.» – ha aggiunto Cristina Camilli. «Le aziende, senza indicazioni sull’imminente futuro, vivono una fase di forte precarietà e incertezza che frena tutti gli investimenti e impedisce loro di pianificare le attività».
La tassa, la cui entrata in vigore è prevista per il prossimo 1° luglio 2025, avrà effetti particolarmente negativi sui produttori di bevande, a fronte delle esigue entrate auspicate per lo Stato. Entrate che non tengono conto dei 275 milioni di euro di mancato gettito IVA conseguente alla contrazione del 16% delle vendite nel biennio successivo all’entrata in vigore della norma (dati NOMISMA). Inoltre, la Sugar tax comporterà un forte freno degli investimenti, un calo degli acquisti di materia prima di oltre 400 milioni di euro e un taglio del 10% del fatturato, riducendo di conseguenza attività e investimenti in Italia (-12%) e mettendo a rischio oltre 5.000 posti di lavoro (stime NOMISMA). L’impatto si farà sentire non solo sul comparto delle bevande, ma su tutta la filiera – perché le aziende acquistano in Italia gran parte degli ingredienti e i materiali per il packaging – oltre che sui consumatori, che vedranno ulteriormente ridotto il loro potere d’acquisto.
Un’imposta che non è nemmeno giustificata a livello salutistico, considerando che in Italia i consumi di bevande analcoliche sono tra i più bassi d’Europa (54 litri/annui – Global Data per Unesda) e il consumo delle bevande con zucchero ha subito un calo del 27% negli ultimi 10 anni. Livelli così contenuti non sono ritenuti un problema per il Ministero della Salute: l’84% degli italiani non beve bevande gassate zuccherate e l’impatto nutrizionale è sceso ora allo 0,9% del totale delle calorie quotidiane per gli adulti.
«Di fronte a uno scenario preoccupante e delicatissimo, ora aggravato dalle politiche USA, le imprese confidano che il Governo sospenda il prima possibile i “dazi interni” come la Sugar tax, in vigore tra poche settimane. Questa, infatti, causerà un aumento del 28% di fiscalità su un litro che rischia di penalizzare seriamente consumatori e mercato nazionale. Ci aspettiamo quindi un ulteriore rinvio di questa imposta a 12 mesi o una cancellazione definitiva: è arrivato il momento di scelte di senso per neutralizzare le numerose minacce che incombono sul comparto delle bevande», ha concluso Cristina Camilli.
Nonostante il parere positivo di MIMIT (Ministero delle Imprese e del Made in Italy) e MASAF (Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali), l’approvazione dell’ordine del giorno nel dicembre scorso e gli emendamenti presentati da Lega e FI nell’ambito del provvedimento c.d. MilleProroghe, a oggi nulla è cambiato.
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