50 Best Bars vs IBA: quando il successo si misura in incassi

È vero che i 50 Best sono un'opportunità economica per chi entra nella lista? E ​quanto incide ​vincere un mondiale IBA?

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BAR, MIXOLOGY E COCKTAIL – Il 2025 segnerà il 70° anniversario della prima competizione mondiale ​dell’IBA – International Bartenders Association, ​l’associazione che codifica le ricette dei classici e che forma, certifica, regola. Una ricorrenza che può diventare l’occasione per rilanciare la propria immagine.​D​i certo, diventare campione IBA è un traguardo prestigioso. “È uno dei titoli più rispettati all’interno della comunità professionale internazionale: molti ex vincitori diventano formatori, ambasciatori di brand o consulenti”, osserva il pluricampione di flair Roman Zapata.

I 70 compleanni dei mondiali IBA

T​uttavia, i campionati IBA hanno ​avuto ad oggi poco impatto sul pubblico e sul business diretto e una visibilità mediatica ​l​imitata. “IBA da troppo tempo comunica quasi solo agli associati. Si sta trasformando in un ​c​ampionato autoreferenziale. Uno strumento per pochi che non cambia il business​”.​, osserva il consulente mixologist del Manhattan di Milano, Giorgio Cor​.  Sulla stessa linea Samu Lissoni, ​head bartender del Feat. Bar di Milano​: ​”I mondiali IBA sono ​un’istituzione, ma sono diventati una gloria muta​. Di sicuro entrare nella lista dei 50 Best Bars significa incrementare il fatturato e avvicinare anche i turisti. Vincere i Mondiali IBA, invece, non arreca benefici così tangibili”​.

Samuele Lissoni e Giorgio Cor – Credits: Nicole Cavazzuti

​Ed è vero: la classifica dei World’s 50 Best Bars, se ti accoglie, ti cambia la vita. ​Da un giorno con l’altro, ​si arriva a registrare anche ​un +20% di incassi. ​Parola di Simone Caporale, titolare del Sips​ di Barcellona (​primo nel 2023 e oggi terzo​ al mondo). ​Senza scordare che crescono ovviamente anche i compensi per partnership, eventi, brand collaboration​. Si parla di 5000 euro a serata, in certi casi.

​I​ 50 Best Bars 

Per entrare nei World’s 50 Best Bars non ​basta offrire un’esperienza memorabile e di alta qualità​, occorre ​anche sostenere investimenti significativi in public relations, comunicazione, ospitate strategiche (guest shift con nomi noti), oltre a garantire volumi rilevanti di acquisto e​ vendita. ​Ora, chi arriva in vetta, ​ci arriva perché offre esperienze autentiche, distintive, capaci di lasciare il segno.

Ma è altrettanto vero che, per emergere, bisogna anche essere visibili, raccontabili, promuoversi con strategia.​ E investire denaro.

Un riconoscimento come quello dei 50 Best è anche il risultato di un ecosistema ben orchestrato, dove ogni elemento – dal branding alla drink list, dalle collaborazioni ai flussi di PR – gioca un ruolo fondamentale.

È una sfida che per molti​imprenditori rappresenta non solo un traguardo, ma una scelta precisa di posizionamento e​ investimento”, osserva Luca Hu, titolare a Milano di diversi locali tra cui ​il Bob, in zona Isola​.

Luca Hu – Credits: Nicole Cavazzuti

Il Bar come luogo narrativo

​Detto ciò, il successo dei 50 Best Bars ​risiede anche ​n​el modello culturale: ​i 50 Best raccontano. ​Alimentano il sogno. Costruiscono miti contemporanei. ​E trasformano​ i locali in mete turistiche e ​di marketing esperienziale.

Parola chiave: contaminazione

Il futuro del bar – inteso come luogo, professione e linguaggio – passerà dalla contaminazione. Nel bar di oggi – e ancor più in quello di domani – servono e​ntrambi gli approcci: quello tecnico e quello narrativo-emozionale.

Non più separati, ma alleati.

La tecnica senza narrazione resta invisibile. La narrazione senza tecnica è estetica vuota.

La solidità dell’IBA – fatta di ricette codificate e storia – è un patrimonio.

Ma va resa più viva.

Allo stesso modo, i 50 Best Bars potrebbero diffondere ulteriormente la cultura della mixology, oltre che rappresentare una vetrina e una leva economica. Chi saprà unire tecnica e racconto non solo farà scuola, ma farà anche fatturato.

​Montana: Caporale e Antinori lanciano il nuovo mito cubano a Hong Kong

E proprio sull’asse tra storytelling e visione imprenditoriale si muove ​Montana,​ il nuovo bar a Hong Kong​ di Simone Caporale e Lorenzo Antinori, due tra i più influenti nomi italiani della mixology globale​, che aprirà ​n​ell’estate 2025.

Simone Caporale – Credits: Nicole Cavazzuti

Antinori è già titolare del Bar Leone, attualmente n.2 nei World’s 50 Best Bars.

Caporale guida Sips, ​ex numero uno e oggi terzo.

Secondo un’esclusiva di Drinks International, sarà un omaggio alla Miami anni ’70 e all’ospitalità cubana, ispirato al Club de los Cantineros, storica associazione dei bartender di Cuba.

La cocktail list? Classici caraibici come Daiquiri, Mojito ​e Il Presidente, rivisitati ​in chiave contemporanea.

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