MDM Wine Group: verso nuovi orizzonti con CaesarNet. Obiettivo Polonia e Ucraina

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Il clima cambia, il mercato si evolve, i consumatori diventano più esigenti. Il mondo del vino si trova ad affrontare sfide inedite, ma anche nuove opportunità.
Siamo forse arrivati ad un bivio? Ancora non lo sappiamo. Ma anziché soccombere alle sfide, le possiamo trasformare in opportunità. Ecco come si potrebbe far evolvere il settore:

•    Incentivare la produzione dei vini a basso contenuto alcolico o analcolici: per un pubblico attento alla salute e alla moderazione.
•    Sostenibilità: premiando le aziende virtuose con pratiche agricole e packaging ecocompatibili e con progetti di efficientamento energetico evoluti
•    Biologico: aumentare la consapevolezza del pubblico internazionale adottando un sigillo di qualità riconoscibile a identificare un prodotto genuino e più sano.

Insieme possiamo costruire un futuro prospero e sostenibile per il vino. Un futuro fatto di innovazione, responsabilità e passione. Un futuro dove il vino continui ad essere cultura, tradizione e territorio, ma anche simbolo di un mondo che fregiandosi di una lunga tradizione sia proiettato al domani.

IL BIOLOGICO ITALIANO NEI NUMERI

Il vino italiano è apprezzato nel mondo. Il rigore della produzione, le sue minuziose regolamentazioni, la tradizione millenaria e l’immagine di una nazione con un territorio preservato, proiettano un messaggio rassicurante sulle produzioni del bel paese. Dell’Italia, a tavola e nel bicchiere, ci si fida. E ci si fida persino di più quando un vino è biologico. Lo hanno capito i produttori e lo si vede dai numeri.

SINAB, il Sistema d’informazione Nazionale sull’Agricoltura Biologica, rivela il progressivo incremento della quota riservata all’agricoltura biologica in Italia, viticoltura compresa.
I dati disponibili non sono recentissimi (2022), ma il trend dal 2010 è costante, questo è quanto emerge dal rapporto “Bio in cifre 2023” (consultabile cliccando qui).

Per tradizione, a guidare la classifica nel settore enologico sono tre regioni, Sicilia, Toscana e Puglia – da sole rappresentano quasi il 60% della viticoltura biologica nazionale.
Poi, ci sono regioni sensibili alle dinamiche della qualità ma anche favorevoli alla differenziazione fiduciose che, un percorso di qualità si debba raggiungere creando una filiera della produzione vitivinicola, attenta alla salute e all’ambiente.

AGRIVERDE E CASALBORDINO: UNIRE L’ OFFERTA DEL CONVENZIONALE AL BIOLOGICO

È il caso dell’Abruzzo, regione spinta nella crescita enologica dalla popolarità del suo Montepulciano d’Abruzzo che ha messo a segno una crescita costante dell’offerta di vini biologici. Ma il proliferare dei nuovi produttori non può mettere in ombra chi ha uno storico consolidato ed è oramai un trend setter. È il caso della cantina Agriverde, a Caldari di Ortona, antesignana della produzione biologica avendola avviata già dal 1988.
Poi nel 2023 avviene un’altra svolta: AgriVerde si unisce a CasalBordino ed entrambe entrano a far parte di MDM Wine Group. Gruppo vinicolo in cui il convenzionale si sposa con il biologico. Una sinergia indispensabile sul piano commerciale soprattutto per competere nell’export.

L’EXPORT NELL’EST EUROPA RICHIEDE RAPPORTI DIRETTI

Laddove diversi paesi e diverse abitudini di consumo devono poter essere soddisfatti con un unico interlocutore una tale sinergia diventa vitale. Il vino, insomma, si presenta come un prodotto cognitivo, il suo consumo non è solo funzionale (al bar o al ristorante in compagnia o a cena) o edonistico. La componente cognitiva (e del sistema della produzione) sta crescendo e si sta autonomizzando dalle altre componenti che guidano l’acquisto del vino però, richiede competenze ed indirizza il consumatore ad un certo grado di expertise. Così le cantine di fronte ad una segmentazione sempre più fine dal lato del consumatore finale, necessitano di supporto sul piano commerciale per presentarsi con un contenuto definito sui mercati. Agriverde ha scelto di collaborare con CaesarNet, società slovena da anni presente sui mercati in alcuni paesi dell’Est Europa.

Osserva Alessandro de Luyk, CEO dell’azienda: “in questi paesi ci si fida moltissimo del vino italiano. Non c’è dubbio che sia percepito come un must have. Non c’è supermercato o negozio specializzato che ne sia sprovvisto però c’è molto strada ancora da fare. Resta difficile comunicare le regionalità o il valore aggiunto di certe lavorazioni. Il low alcol, il biologico o le differenze di denominazione vanno raccontate.”

“Con quasi tre milioni di bottiglie esportate all’anno, tutte con destinazione Baltici, Polonia ed Ucraina” – spiega Nina Monastyretska, sommelier responsabile per il mercato ucraino – “la nostra esperienza ci ha insegnato che poter campionare, anche più volte, anche a più decision makers dentro la stessa organizzazione aziendale è un passaggio chiave per arrivare alla soddisfazione dell’importatore. Ma è sempre il rapporto umano a generare fiducia, attraverso le relazioni. L’era del digitale non ha fatto altro che raddoppiare il peso delle relazioni personali, quelle dirette. Il digitale, apre le strade, ma nel mondo del vino non è sufficiente, contano i rapporti personali e la fiducia“. 

Nina Monastyretska e Alessandro de Luyk

CaesarNet promuove le cantine italiane in Polonia, Ucraina e nei paesi baltici. Un accurato expertise nel marketing del vino e nella comunicazione commerciale ci permettono di valorizzare le caratteristiche delle cantine del nostro network e dei vini in portfolio, per posizionarli strategicamente sui canali target. Operare in sinergia con CaesarNet significa poter partecipare a numerosi tender della GDO, realizzare progetti di Private Label, creazione di nuovi brand, accedere ad un servizio completo di gestione ordini, valutazione dei contratti di fornitura inclusi i servizi di dogana e trasporto. CaesarNet opera anche per l’invio di campionamenti specifici. Attualmente l’agenzia promuove la vendita di circa tre milioni di bottiglie/anno.

Fonte: Horecanews.it