Nel 2006, tre amici e soci – il mastro birraio Fabiano Toffoli, Loreno Michielin e Alessandro Zilli – decisero di unire forze, ingegni imprenditoriali e passione per la natura con un obiettivo ambizioso: proporre birre italiane di altissimo profilo con filiera basata su logiche ecocompatibili. La loro idea vincente fu puntare su un binomio apparentemente impossibile: la qualità artigianale del prodotto abbinata all’approccio di stampo industriale che garantisce un perfetto controllo dei processi di produzione e uno standard costante.
«Non è vero che la birra artigianale sia necessariamente migliore di quella industriale, vi sono in commercio delle birre artigianali davvero pessime. D’altra parte, è chiaro che l’approccio alla produzione della birra da parte delle grandi multinazionali consente un controllo totale dei parametri attraverso le analisi chimico-fisiche, ma spesso a scapito della complessità organolettica, insomma del gusto», spiega Toffoli, sintetizzando perfettamente il dilemma che divide il settore.
La formula vincente: qualità artigianale e controllo industriale
La scommessa vincente di 32 Via dei Birrai si basa su un binomio apparentemente impossibile: coniugare la qualità artigianale del prodotto con l’approccio di stampo industriale che garantisce un perfetto controllo dei processi di produzione. Il risultato? Birre italiane di altissimo profilo con filiera ecocompatibile e standard costanti che hanno conquistato il mercato nazionale e internazionale.
Quasi vent’anni dopo quella scelta coraggiosa, il birrificio veneto ha ricevuto la certificazione Slow Brewing, il riconoscimento più prestigioso e difficile da ottenere nel panorama birrario mondiale. L’Istituto Slow Brewing, fondato nel 2011 da August Gresser a Monaco di Baviera, è un organo di controllo indipendente che conferisce il marchio di qualità soltanto dopo severissimi esami su base scientifica.
Slow Brewing: il sigillo più ambito del settore
«Si tratta del sigillo di qualità più difficile da ottenere sul mercato internazionale della birra, poiché le birre e l’intero processo produttivo vengono sottoposti al giudizio di esperti indipendenti», sottolinea Toffoli. L’approccio di Slow Brewing è assolutamente unico: non si limita a verificare l’alta e costante qualità della birra, ma certifica anche l’azienda produttrice nel suo insieme, valutando persino l’aspetto umano e il trattamento riservato ai dipendenti.
Il loro motto “più tempo al birraio, più buona la birra” riflette una filosofia che va oltre la semplice analisi del prodotto. Durante l’audit 2025, che si aggiunge agli assaggi effettuati durante tutto l’anno, August Gresser è rimasto entusiasta della produzione di 32 Via dei Birrai, definendo ad esempio la birra 3+2 “perfetta”.
Il laboratorio interno e le certificazioni multiple
32 Via dei Birrai ha consolidato un proprio laboratorio d’analisi interno, affiancato da collaborazioni esterne, garantendo continue verifiche chimico-fisiche della produzione proprio come fanno i grandi gruppi industriali. Ma questo controllo scientifico si sposa perfettamente con l’approccio artigianale, come testimoniato dalle multiple certificazioni di qualità ricevute.
Oltre al prestigioso marchio Slow Brewing, il birrificio veneto si è aggiudicato anche il “premio Eccellenza” della Guida alle Birre d’Italia di Slow Food, confermando la validità della propria filosofia produttiva. «Da una parte le analisi ci assicurano che le nostre birre siano stabili, microbiologicamente perfette, senza torbidità. Ma poi sono anche davvero buone da bere? Offrono il piacere gustativo? Regalano un’emozione? Noi sappiamo che la risposta è sì. Ma ancor più importante è che ce lo confermino analisti indipendenti. Oltre che il pubblico, ovviamente», conclude Toffoli.
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