AssoBirra: ridurre le accise sulla birra per contrastare la flessione del mercato

AssoBirra chiede riduzione accise birra a 2,97 euro per sostenere filiera da 10,4 miliardi che genera 112mila posti di lavoro in Italia.

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Il settore birrario italiano chiede un intervento fiscale per sostenere una filiera in difficoltà: AssoBirra ha rinnovato la richiesta al Governo di ridurre le accise sulla birra da 2,99 a 2,97 euro per ettolitro e Grado Plato nella prossima Legge di Bilancio 2026. Una misura che punta a dare respiro a un comparto che vale 10,4 miliardi di euro di valore condiviso, impiega circa 112.000 persone e negli ultimi dieci anni ha generato 92 miliardi di ricchezza e 24.000 nuovi posti di lavoro, contribuendo alla fiscalità generale per circa 4 miliardi di euro annui.

Il contesto è quello di un settore in flessione: negli ultimi due anni produzione, consumi ed export hanno registrato cali significativi, aggravati dall’aumento delle accise che nel solo 2024 ha pesato per +20 milioni di euro. I consumi sono scesi del 1,5%, l’export del 7,8%, mentre le dinamiche inflattive e l’erosione del potere d’acquisto hanno penalizzato ulteriormente il mercato nel 2025, soprattutto nei mesi estivi tradizionalmente cruciali per il comparto.

L’accisa oggi incide pesantemente sul prezzo finale: rappresenta fino al 40% del prezzo al consumo nei formati più popolari come il 66cl, mentre su una birra media alla spina circa 80 centesimi sono imputabili all’accisa. Un peso che si riflette sia sulla competitività delle imprese italiane sia sul consumatore finale.

“La birra è una filiera viva e strategica, che unisce agricoltura, industria e distribuzione, generando valore per l’intero Paese. Oggi più che mai serve una visione di lungo periodo sulla fiscalità: ridurre le accise non significa solo alleggerire un’imposta regressiva, ma restituire slancio a investimenti, occupazione e innovazione. È una misura che rafforza l’intera filiera e la sostiene anche nei momenti di maggiore incertezza economica”, dichiara Federico Sannella, Presidente di AssoBirra.

Gli effetti positivi delle riduzioni fiscali sono documentati: tra il 2017 e il 2022, le precedenti riduzioni dell’aliquota hanno prodotto un +10% nei consumi nazionali, +11% nella produzione, +5% nella coltivazione di orzo distico e l’avvio di progetti per il luppolo italiano. Un trend che si è invertito con gli aumenti successivi, che hanno invece contribuito alla contrazione del mercato e all’inflazione.

Con la Legge di Bilancio 2025 è stata introdotta una riduzione pluriennale dell’aliquota per i piccoli birrifici fino a 60.000 ettolitri di produzione, una misura positiva ma limitata al solo 3% della produzione nazionale.

“Ridurre le accise non è solo una scelta fiscale: è una leva che incide direttamente sul mercato e il potere d’acquisto. Le riduzioni hanno portato risultati concreti, con crescita dei consumi e della produzione nazionale, mentre gli aumenti hanno generato contrazione e contribuito all’inflazione, perché l’accisa entra nella formazione del prezzo e pesa in modo significativo sul consumatore finale. Una fiscalità più equilibrata è quindi essenziale per sostenere la ripresa, contenere i prezzi e dare stabilità a tutta la filiera”, sottolinea Paolo Merlin, Vice Presidente AssoBirra con delega alla cultura della birra e alle tematiche fiscali.

La proposta di AssoBirra prevede una riduzione dell’accisa da 2,99 a 2,97 euro per ettolitro grado Plato, con un costo stimato di 4,7 milioni di euro nel 2026. Un investimento contenuto ma strategico per rilanciare la competitività del comparto e sostenere gli investimenti nelle aree chiave della transizione ecologica, della filiera agricola e dell’innovazione industriale.