Trump scatena la guerra dei dazi: nuova tariffa al 30% per l’Europa

Trump impone dazi del 30% sui prodotti UE dal 1° agosto. A rischio 7,8 miliardi di export agroalimentare italiano verso gli USA.

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Fonte: Fb @WhiteHouse

Il settore della ristorazione e dell’ospitalità italiana si trova di fronte a una nuova sfida senza precedenti dopo l’annuncio shock di Donald Trump che ha sconvolto i rapporti commerciali transatlantici. Il presidente americano ha infatti inviato sabato alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen una lettera ufficiale in cui quantifica l’ammontare dei dazi che scatterebbero dal prossimo primo agosto: la tariffa è fissata al 30%, dunque ben oltre le attese, con un ulteriore incremento in caso di contromisure europee. Questa comunicazione è arrivata come una doccia fredda per l’Europa che, nello scenario più ottimistico, sperava in dazi del 10%, segnando un punto di rottura definitivo con le aspettative dell’Unione Europea. La decisione di Trump manda in frantumi i tentativi di trattativa e di dialogo che si erano sviluppati nelle ultime settimane tra le due sponde dell’Atlantico.

La lettera che ha sconvolto l’Europa

La lettera ufficiale inviata sabato alla presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen si presenta con toni provocatori e autocelebrativi, prima di comunicare la decisione definitiva sui dazi. «A partire dal primo agosto caricheremo sull’Unione Europea una tariffa di solo il 30% su tutti i prodotti spediti negli Stati Uniti…il 30% è un limite molto inferiore di quello di cui abbiamo bisogno per eliminare il deficit commerciale». Trump ha specificato nella lettera che «il 30% è un limite molto inferiore di quello di cui abbiamo bisogno per eliminare il deficit commerciale», lasciando forse intendere che questa cifra sia già una concessione elargita di cui essere grati.

Il settore food&beverage italiano

Per l’Italia, che ha negli Stati Uniti il primo mercato di sbocco fuori dall’Unione Europea con quasi 65 miliardi di merci esportate e un avanzo commerciale di oltre 38 miliardi, l’impatto potrebbe essere devastante. Il settore degli alimentari e bevande, cuore pulsante dell’export italiano, genera 7,8 miliardi di fatturato nel mercato USA, con le bevande che rappresentano il 39% dell’export italiano extra-Ue secondo le analisi del centro studi di Confindustria. Questo significa che migliaia di aziende italiane attive nel comparto della ristorazione, dai produttori di vino e olio d’oliva fino alle eccellenze casearie e dolciarie, si troveranno ad affrontare un ostacolo tariffario che potrebbe compromettere la loro competitività sui mercati americani. La situazione è particolarmente critica per quei comparti del Made in Italy che dipendono strutturalmente dalla domanda statunitense, dove hanno costruito nel tempo posizioni di leadership e reti distributive consolidate.

Cosa significano dazi al 30% per le produzioni italiane

I dazi al 30% annunciati dal presidente Usa Donald Trump sui prodotti europei potrebbero costare alle famiglie statunitensi e all’agroalimentare italiano fino a 2,3 miliardi di euro di danni diretti. È quanto emerge da una stima Coldiretti, effettuata sulla base dell’impatto per le filiere nazionali già sperimentato in occasione delle tariffe aggiuntive imposte dal tycoon nel suo primo mandato, che aveva portato a un calo delle vendite a doppia cifra per i prodotti colpiti. Al danno immediato in termini di un probabile calo delle esportazioni andrebbe ad aggiungersi quello causato dalla mancata crescita, con il cibo Made in Italy in Usa che quest’anno puntava a superare il traguardo dei 9 miliardi di euro, dopo aver raggiunto lo scorso anno il valore record di 7,8 miliardi di euro.

A pesare è anche il fatto che le nuove tariffe aggiuntive andrebbero a sommarsi a quelle già esistenti, penalizzando in particolar modo alcune filiere cardine, a partire da quelle già sottoposte a gabelle.

Grana Padano stima un rincaro di 10 dollari al kg

Duro e chiaro il commento di Stefano Berni, Direttore Generale del Consorzio Tutela Grana Padano: “La sua decisione equivale ad una vera dichiarazione di guerra economica. Quindi, da oggi l’Europa non può più considerarlo un competitor, ma così diventa un NEMICO”.

Il Consorzio ricorda che “Grana Padano da tanti anni sta scontando un dazio storico che era del 15% nelle esportazioni verso gli Stati Uniti, una gabella che dopo i primi mesi di presidenza Trump, è salita al 25%  che quindi oggi incide per quasi 6 dollari al kg.”

Ad una prima stima, il dazio ora salirebbe di circa 10 dollari al kg per Grana Padano: “Ma gli importatori e i distributori americani mettono in vendita al consumatore il Grana Padano moltiplicando per 2 il prezzo di partenza e tutti i costi logistici che hanno negli USA. Ciò vuol dire che oggi lo pongono in vendita poco sotto i 40€ al kg; ma con un ulteriore dazio aggiuntivo del 30% che quindi porterà quello totale al 45%, il prezzo al consumo supererà ampiamente i 50 dollari al chilogrammo“.

Copagri: agroalimentare italiano rischia contraccolpo durissimo

“Bisogna sempre tener presente che le tariffe aggiuntive del 30% recentemente annunciate, e in vigore dall’inizio del mese di agosto, si andrebbero a sommare a quelle già esistenti, sulle quali peserebbero, inoltre, la svalutazione del dollaro e l’aumento delle tasse doganali USA, per un totale decisamente più pesante del mero dazio”, fa notare Tommaso Battista, presidente della Copagri. “In ogni caso, parliamo di misure che andrebbero a colpire numerosi prodotti simbolo della dieta mediterranea, quali vino, formaggi e olio extravergine d’oliva, che nel 2024 hanno fatto registrare una crescita a doppia cifra negli USA, con un aumento complessivo del 17% circa”, prosegue Battista, secondo cui “questa percentuale dà la misura della strategicità del mercato USA, secondo a livello mondiale per l’export agroalimentare tricolore, con esportazioni che nel 2024 hanno superato gli 8 miliardi di euro, pari a oltre il 20% del totale di tutta l’Unione Europea”.

Per tutte queste ragioni, e per moltissime altre, oltre a continuare a lavorare sul versante diplomatico per arrivare a una risposta forte e compatta a livello di Unione Europea, a partire dall’odierno vertice straordinario dei ministri del Commercio dell’UE, è bene accelerare il ragionamento in atto sull’apertura di nuovi mercati, con particolare riferimento ai paesi del Mercosur e a quelli del Sud-Est asiatico, tenendo sempre in debita considerazione l’importanza della reciprocità”, conclude Battista, ricordando che “nelle trade wars non ci sono né vincitori né vinti, poiché si perde tutti”.

La risposta europea e gli scenari futuri

La Commissione Europea ha risposto con fermezza alla provocazione di Trump, dichiarando che «L’imposizione di dazi del 30 percento sulle esportazioni dell’UE sconvolgerebbe le principali catene di approvvigionamento transatlantiche, a scapito delle imprese, dei consumatori e dei pazienti su entrambe le sponde dell’Atlantico». Bruxelles ha sottolineato come «Poche economie al mondo eguagliano il livello di apertura e di rispetto delle pratiche commerciali eque dell’Unione Europea», rivendicando la costante priorità data a una soluzione negoziata con gli Stati Uniti. Tuttavia, la Commissione ha anche chiarito che resterà «pronta a continuare a lavorare per raggiungere un accordo entro il 1° agosto», minacciando al contempo di adottare «tutte le misure necessarie per salvaguardare gli interessi dell’UE, inclusa l’adozione di contromisure proporzionate». Questo scenario apre la strada a una possibile guerra commerciale che potrebbe danneggiare gravemente le relazioni transatlantiche e creare instabilità nei mercati globali, con ripercussioni dirette sui professionisti dell’Horeca italiano che si trovano in prima linea in questa battaglia economica.

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