Nel Nord Italia è iniziata ufficialmente la stagione 2025 di raccolta del pomodoro destinato alla trasformazione industriale. Gli stabilimenti hanno avviato le operazioni di lavorazione con le prime consegne di pomodorino e delle varietà tonde precoci. Domenica 13 luglio ha segnato l’apertura del primo stabilimento di lavorazione, con altri impianti entrati in funzione nei giorni seguenti per raggiungere la piena operatività durante la settimana del 21 luglio. Questa partenza anticipata rispetto agli anni precedenti prepara il terreno per una stagione di raccolta e lavorazione sufficientemente estesa da gestire i volumi considerevoli di prodotto coltivato nel territorio dell’Organizzazione Interprofessionale del Pomodoro da Industria del Nord Italia.
Aumento significativo degli ettari coltivati per soddisfare il mercato
Il territorio produttivo del Nord presenta quest’anno ettari coltivati notevolmente superiori rispetto alle stagioni precedenti, tutti gestiti secondo protocolli di produzione integrata o biologica. La quota destinata all’agricoltura biologica raggiunge il 9,1% del totale, registrando una lieve diminuzione percentuale che però conferma la stabilità degli ettari biologici consolidata negli ultimi anni. L’espansione delle aree destinate alla coltivazione del pomodoro risponde alle richieste di materia prima da parte di un comparto industriale solido, focalizzato sulla realizzazione di prodotti trasformati ad alto valore aggiunto prevalentemente orientati verso i mercati internazionali. Questo sistema produttivo mira a compensare le perdite registrate negli ultimi due anni a causa di condizioni meteorologiche sfavorevoli che avevano compromesso la capacità di soddisfare la richiesta di conserve di pomodoro italiano di qualità e a marchio, sia dal mercato nazionale che da quelli esteri.
Operazioni di trapianto completate nonostante le avversità meteorologiche
Il controllo sistematico delle superfici trapiantate condotto dall’Organizzazione Interprofessionale, con rilevazioni settimanali, evidenzia che le operazioni di messa a dimora delle piantine si sono svolte in modo sostanzialmente regolare e progressivo. Questo risultato è stato ottenuto nonostante le complicazioni causate dalle precipitazioni intermittenti di aprile, che hanno creato difficoltà nella preparazione dei suoli e successivamente hanno ostacolato l’accesso dei macchinari agricoli ai campi in diverse aree. La distribuzione temporale equilibrata di questa fase operativa, resa possibile dalla professionalità e organizzazione del settore agricolo, lascia ben sperare per una raccolta altrettanto ordinata e per una conseguente fase di trasformazione che sfrutti al meglio le capacità degli impianti. “Il dato delle superfici a pomodoro da industria anche quest’anno in aumento nel Nord Italia”, commenta Giuseppe Romanini, presidente dell’OI pomodoro da industria Nord Italia “conferma una crescente tendenza degli agricoltori del Nord a scegliere di investire in pomodoro da industria rispetto ad altre colture e a questa tendenza credo abbia contribuito la robustezza della filiera, con organizzazioni di produttori e imprese di trasformazione che hanno scelto di operare in sinergia tra loro dando corpo, con l’Organizzazione Interprofessionale, a un modello cooperativo e integrato che costituisce un vantaggio tangibile in termini di competitività e permette di affrontare insieme i problemi che si presentano ogni anno”.
Distribuzione territoriale e criticità idriche in corso
La ripartizione degli ettari effettivi nelle province del bacino settentrionale conferma il primato di Piacenza con 10.543 ettari dedicati al pomodoro. Ferrara si posiziona al secondo posto con 8.132 ettari, seguita da Parma con 4.299 ettari e Mantova con 4.123 ettari. Le restanti province presentano valori inferiori. Per quanto riguarda le coltivazioni biologiche, Ferrara guida la classifica con 2.705 ettari, davanti a Ravenna con 329 ettari e Verona con 244 ettari. A livello regionale, l’Emilia-Romagna detiene la leadership con il 64% del totale degli ettari coltivati, seguita dalla Lombardia al 21%, dal Piemonte al 9% e dal Veneto al 6%. Attualmente, diverse zone manifestano preoccupazione per la disponibilità idrica necessaria all’irrigazione. Il picco del fabbisogno d’acqua si verificherà nei prossimi giorni e, in assenza di precipitazioni, continuerà a crescere fino alla fine di agosto. Le conseguenze del cambiamento climatico provocano l’alternanza tra annate caratterizzate da abbondanti piogge e periodi di siccità. Nonostante il 2024 abbia registrato precipitazioni record, oggi solo i territori dotati di bacini di raccolta dispongono di acqua per l’irrigazione delle colture di pianura. Le aree prive di tali infrastrutture affrontano già difficoltà a causa del divieto di prelievo dalle acque superficiali per tutelare il deflusso minimo vitale (DMV).
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