A pochi passi dal cuore di Ascoli, Sestili accoglie gli ospiti con l’eleganza di un cocktail bar d’altri tempi e la genuinità di una cucina semplice ma curata. Dal mattino con colazioni biologiche, passando per piatti artigianali come la pasta fresca, fino ai grandi classici della miscelazione internazionale, ogni dettaglio racconta una lunga tradizione.
Un’eredità centenaria
Nato come drogheria intrisa di aromi esotici e scaffali in legno scuro, il locale cambiò volto tra gli anni Trenta e Quaranta, trasformandosi in un bar frequentato da generazioni.
Nel 2012 è iniziato un nuovo capitolo con l’arrivo di Fabio Caponi, esperto barman cresciuto tra nomi prestigiosi come il Baglioni di Londra e il Cristallo di Cortina. Con lui, la grande scuola della mixology ha trovato casa anche ad Ascoli.
Fabio Caponi fondatore del cocktail bar Sestili
“La mia gratificazione è vedere soddisfazione negli occhi del cliente“, racconta Fabio. “Per me l’ospitalità è semplicità, ascolto, sorriso”.
Il Covid ha cambiato le abitudini: ora anche quando fa freddo si preferisce bere all’aperto. Ma la gente cerca ancora autenticità.
Fabio non le manda a dire: “Negli ultimi anni alcuni colleghi si sono montati la testa, anche se i veri professionisti restano umili”. Poi aggiunge: “Suggerisco di fare un’esperienza all’estero: impari l’inglese e l’accoglienza vera. Ma bisogna avere la testa sulle spalle”.
Al bancone, accanto a lui, c’è Mirko Ubaldi, bartender e da poco anche socio. Ed è lui che, mentre sorseggio un Cocktail Martini, racconta storia, presente e futuro di Sestili.
Intervista a Mirko Ubaldi, co-titolare di Sestili
Perché il bar si chiama Sestili?
È un nome di persona. Il locale si chiamava già così.
Com’era Ascoli dal punto di vista del bere miscelato, dodici anni fa?
Un disastro. Il cocktail era uno sconosciuto. Qui si beveva solo birra e vino Passerina, Pecorino, Rosso Piceno. Fabio fu tra i primi a proporre i classici italiani — Americano, Negroni, Spritz — e pian piano la città ha risposto.
Il vostro stile di miscelazione?
Classico. Qui si bevono Negroni, Americano, Martini, Last Word. Ogni tanto proponiamo qualche variazione personale, ma sempre nel segno della riconoscibilità.
Non siete solo cocktail bar, però.
No, apriamo anche al mattino per la colazione. Puntiamo su cose sane, genuine e golose: succhi naturali, prodotti bio, centrifugati. E un caffè eccellente.
A proposito, la vostra macchina non è il solito mostro di acciaio. Cos’è?
Una Modbar, una macchina da caffè che prevede un sistema di erogazione completamente under the counter. Ogni braccio ha un motore indipendente. Risultato: espresso perfetto e con un temperatura stabile. Samo solo in due locali ad averla ad Ascoli.
E il food?
La cucina è piccola, ma curata. Offriamo antipasti da condividere: olive all’ascolana, chips fatte in casa, mandorle salate. E poi abbiamo la pasta fresca fatta a mano. Maccheroncini di Campofilone, tagliatelle, ravioli. Ci sono anche tocchi esotici come bao al salmone o gyoza al maiale e curry. E i ravioli incaciati fritti: un tempo solo carnevaleschi, oggi disponibili tutto l’anno. Prezzi dai 9 ai 14 euro, a seconda degli ingredienti. Il menù segue le stagioni e… lo chef.
Quanto conta per voi il territorio?
Moltissimo. Per esempio, per i 120 anni del Sestili abbiamo lanciato Gerby, un gin prodotto artigianalmente ad Ascoli Piceno. Inoltre, crediamo nella collaborazione tra realtà locali. Solo così si cresce senza pestarsi i piedi.
Che tipo di pubblico vi frequenta?
Tendenzialmente adulto. Fabio ha quasi 40 anni e ha reso il bar un punto di riferimento per i suoi amici che oggi spesso vengono pure con le famiglie.
Collaborazioni con aziende?
Soprattutto con Meletti. Con loro abbiamo creato l’Amaro Mule: amaro Meletti, lime, ginger beer. Va forte, soprattutto d’estate.
Il Mirko “privato”: gusti, preferenze, distillati
Il tuo drink preferito?
Martini Cocktail. Dritto, secco, potente.
E quello che non ami?
Il Moscow Mule. Troppo morbido per me. Se voglio freschezza, preferisco un bel Daiquiri.
Il distillato che preferisci?
Gin, su tutti. Ma anche il whisky merita rispetto.
E quello con cui hai meno feeling?
Il rum. Qui in zona non si trovano molte referenze. E la vodka… non ci siamo mai presi.
Photo Credit: Nicole Cavazzuti
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