Il burro europeo perde terreno nella competizione globale?

Mercato burro UE in crisi: prezzi in calo per eccesso scorte (60-70mila ton). Export penalizzato da quotazioni superiori ai competitor globali.

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L’industria alimentare europea si trova di fronte a una sfida inaspettata nel comparto dei grassi animali. Il recente periodo ha evidenziato come il prezzo del burro stia registrando una flessione significativa all’interno dei mercati dell’Unione Europea, fenomeno che gli analisti collegano principalmente all’espansione dei magazzini, in presenza di una domanda commerciale che mostra segni di debolezza.

Il boom produttivo dei primi sei mesi del 2025 ha creato un paradosso di mercato, con l’aumento delle capacità produttive che si è scontrato con una riduzione degli sbocchi commerciali sia per il burro che per la panna, tanto nei circuiti intracomunitari quanto verso i mercati esterni, generando un surplus di stoccaggio quantificato in 60-70 mila tonnellate in termini di equivalente burro.

Il declino delle performance esportative del Vecchio Continente si spiega attraverso una semplice equazione di mercato: le tariffe europee risultano poco competitive nel panorama mondiale. Le statistiche più aggiornate sulle esportazioni globali rivelano un prezzo medio UE di 9,86 $/Kg, che si posiziona ben al di sopra di altri colossi della produzione come la Nuova Zelanda (7,59 $/Kg), che detiene il primato mondiale, e di altri protagonisti in ascesa come l’India (6,25 $/Kg) e gli Stati Uniti (5,04 $/Kg).

In uno scenario globale di espansione per il settore dei grassi del latte, questo gap competitivo sta erodendo la posizione dell’UE, che sta cedendo quote non solamente alla Nuova Zelanda, sempre più egemone nel mercato del burro, ma anche agli Stati Uniti, oggi più attivi non solo in Canada e Messico, ma anche nel Medio Oriente, dove sta emergendo un player significativo come l’India, che da tempo puntava ad affermarsi su scala internazionale.

La crescita dell’offerta di burro nel territorio comunitario è alimentata anche da un incremento degli acquisti dall’estero, con flussi provenienti da Nuova Zelanda, USA e Ucraina, malgrado la presenza di barriere doganali.

È necessario – si legge su Clal.it, punto di riferimento per l’analisi del mercato lattiero caseario – monitorare gli effetti sul mercato delle materie grasse e le eventuali ripercussioni sul valore del latte alla stalla Europeo, sottoposto a un pressing inatteso.

“Vedere calare il prezzo del burro e della crema a settembre è davvero insolito. – Ha commentato Gian Battista Brazzale, Presidente di Brazzale Spa e di Assocaseari. – Vedere calare il prezzo del burro e della crema a settembre è davvero insolito. Negli ultimi anni il mercato ci ha insegnato che non esistono più regole, limiti e stagionalità nella formazione del prezzo, e quello che sta accadendo ne è la prova.
La difficoltà maggiore oggi, per chi deve prendere decisioni, è capire quale possa essere il prezzo minimo e quale il massimo: abbiamo perso completamente qualsiasi riferimento storico.
Guardando alle prossime settimane, è probabile qualche ulteriore ribasso.”

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