Mary Pickford recitò in quasi 200 film. Agli inizi degli anni ’20 si recò in più occasioni a Cuba per girare alcune scene e fu sicuramente in una di queste occasioni che qualche cantinero (barman) locale le dedicò un cocktail mescolando rum, ananas e granatina. Chi? Non lo sappiamo con certezza: le leggende giunte fino a noi sono diverse e ognuna attribuisce la creazione del drink a un bartender diverso.
La storia
In base a quella giudicata più attendibile, il Mary Pickford sarebbe nato al bar dell’Hotel Sevilla Biltmore da Fred Kaufman ed Eddie Woelke. Meno credibile la versione secondo cui il drink sarebbe stato inventato fra il 1909 e il 1920 da Costantino Ribalagua, all’epoca il più famoso barman di Cuba, dal momento che non viene citato in nessun ricettario cubano degli anni ’10, mentre è presente nel “Manual del cantinero” di Léon Pujol Oscar Muñiz, pubblicato nel 1924.
Il Mary Pickford nacque dunque in piena epoca proibizionista, quando bartender e appassionati di cocktail americani si trasferirono in massa sull’isola a seguito della messa al bando dell’alcool negli Stati Uniti, rendendo di fatto Cuba uno dei massimi punti di riferimento mondiali della mixology. Non a caso, proprio qui nel 1924 nacque Asociación de Cantineros de Cuba, la più antica associazione nazionale di bartender che proprio nelle scorse settimane ha festeggiato il suo centenario con una serie di eventi all’Avana.
Ma torniamo al nostro drink, che, grazie anche alla fama dell’attrice da cui traeva il nome, divenne in breve tempo popolarissimo a livello mondiale: la ricetta fu riportata in tutti i più importanti manuali e ricettari (anche italiani) nei decenni successivi, sia nella versione con il maraschino sia senza (quest’ultima è probabilmente quella originaria). Ciononostante oggi, almeno in Italia, non sono in molti a conoscerlo, sebbene sia un drink piacevole e di facile bevuta (anche se non low alcool) e sia presente nella lista ufficiale dei cocktail Iba (International Bartenders Association) sin dalla prima edizione del 1961. In quella attuale è classificato fra gli “Unforgettables”.
Il nome
Come detto, il Mary Pickford prende il nome dall’omonima attrice americana di origine canadese (1892-1979) star hollywoodiana che fu agli inizi del Novecento la donna più pagata degli Stati Uniti. Soprannominata “la fidanzatina d’America”, nel 1919 fu tra i fondatori della celebre casa di produzione United Artists, insieme con il marito Douglas Fairbanks, anch’egli noto attore, con Charlie Chaplin e col regista D. W. Griffith.
Cronache e manuali non riferiscono se la grande star del cinema muto abbia mai assaggiato il “suo” cocktail. Sappiamo però che, ironia della sorte, dopo il ritiro dalle scene nel 1933 ebbe gravi problemi di alcolismo. Problemi che del resto avevano afflitto gran parte della sua famiglia, dai genitori ai due fratelli minori, entrambi morti prematuramente proprio a causa dell’abuso di alcool.
Il Mary Pickford nella cultura
Nonostante sia stato uno dei primi cocktail ad avere un legame con il cinema, ispirato da una famosa attrice, il Mary Pickford non è mai comparso in alcun film importante, almeno fino a oggi.
La sua influenza nella cultura è però indubbia, quanto meno nella mixology, al punto che alcuni azzardano l’ipotesi (a dire il vero poco accreditata) che il drink, o la stessa attrice, abbiano influenzato il nome di un altro famoso cocktail, il Bloody Mary, citato – questo sì – in numerose pellicole. In ogni caso, fra le due ricette non vi sono similitudini di sorta.
La ricetta Iba
Tecnica:
Shake and Strain
Bicchiere:
Coppetta a cocktail
Ingredienti:
45 ml rum chiaro
45 ml succo d’ananas
7,5 ml maraschino
5 ml sciroppo di granatina
Le varianti
Anche alla ricetta del Mary Pickford, Iba dedica nell’ultima edizione della sua lista ufficiale alcuni “tips” per ottenere diverse varianti. Si può ad esempio sostituire la granatina con uno sciroppo di prugnolo oppure con uno sciroppo al cardamomo; al posto del rum chiaro si può impiegare un rhum agricole o una grappa bianca, mentre il liquore Strega può essere usato in luogo del maraschino. Ma c’è pure chi l’ha rivisitato con il sakè.
Per dare una nota amaricante al drink, si possono aggiungere gocce di “bitter old fashioned” (con anice stellato, cannella e chiodi di garofano) oppure di Campari, ottenendo una sorta di ibrido fra il classico Mary Pickford e il Jungle Bird.
Cocktail food pairing
Le note dolci e tropicali di questo cocktail possono essere accostate a piatti dai sapori delicati come l’insalata di gamberi e mango o il pollo alle mandorle e ananas. Si sposa anche con pietanze di mare come carpaccio di pesce spada con agrumi e gamberi al cocco.
Ottimo anche con formaggi freschi dal gusto morbido e il prosciutto crudo, la cui sapidità contrasta piacevolmente la dolcezza del drink. Infine, il Mary Pickford può essere bene abbinato anche a dessert a base di ananas, cocco o mango.
Testo a cura di Nicole Cavazzutti e Stefano Fossati
Fonte: Horecanews.it